Questo è il mio quaderno di appunti, ci condivido studi ed esperienze con chi ha la mia stessa passione per erbe e incensi. Non credo che un incenso faccia innamorare Tizio di Tizia, ma che possa predisporre all'amore chi lo brucia, aiutandolo nel lavoro di auto-miglioramento, agendo sui suoi sensi e la sua energia. E se questa la chiamate Magia, allora Magia sia!

domenica 1 luglio 2012

Palo Santo



E' un legnetto che deriva dall'albero di "palo santo" con proprietà benefiche: usato come un incenso, sprigiona un intenso profumo che purifica l'aria dalle negatività, inibisce la diffusione di cattivi odori, allontana gli insetti fastidiosi. Utile anche nella meditazione. Ha un odore gradevolissimo, devo dire che fa sempre comodo averne un pò in casa!

tratto da http://www.palosanto.it/ :
L’albero del Palo Santo cresce o viene coltivato in aree del Sud America molto diverse, con il risultato che la composizione chimica della pianta, e quindi le sue proprietà, non sono raffrontabili.
"Palo Santo para limpiar tu casa da la mala energia, Palo Santo para la buena suerte"
L’uso del Palo Santo in Ecuador è tradizionalmente molto ampio. Le applicazioni riguardano varie condizioni anche patologiche, inquadrate però secondo una originale visione del mondo. All’interno di essa, il Palo Santo si utilizza in generale contro la mala energia che porta malesseri fisici che gli utilizzatori non riconducono ad una causa organica, ma anche malesseri psicologici come depressione, tristezza, cattivo umore. In questo senso è impiegato contro la planga blanca, “una energia che non si vede, non si sente, non si tocca e non ha odore”. L’uso tradizionale è riferito anche ai neonati per proteggerli dal malocchio e dalle malattie, quando vengono in contatto con persone estranee.
Il Palo Santo, secondo le interviste condotte in un campione di circa 700 persone, risulta utilizzato principalmente in tre forme:
    * Sahumerio: fumigazione e inalazione, probabilmente l’utilizzo più diffuso. Si usa per allontanare le zanzare e tutti gli insetti, fumigando, per esempio, il pannolino di un neonato prima dell’uso oppure la biancheria intima. Vengono fumigati poi i luoghi dove si allevano animali a scopo alimentare, e per allontanare il vampiro comune (Desmodus rotundus), un pipistrello che si alimenta di sangue e causa gravi danni al bestiame. Il Palo Santo viene impiegato in cerimonie laiche e religiose; dalla Chiesa Cattolica risulta utilizzato in alcune occasioni come sostituto dell’incenso (Boswellia spp.).
    * Aguita: tisana per uso interno, in combinazione con altri estratti di piante secondo il tipo di malessere. È impiegato nei problemi delle vie respiratorie, delle vie urinarie, nel “el padròn” (disturbi intestinali), nel vomito e nei dolori allo stomaco, in dolori diffusi in tutto il corpo, in diversi problemi psicosomatici e per migliorare l’umore.  Frammenti di legno di Palo Santo vengono masticati per prendere coraggio.
    * Uso esterno. La tradizione indigena utilizza il liquido fresco che fuoriesce dall’incisione della corteccia e la resina, che solidifica dopo alcuni giorni. Il liquido fresco si applica alle micosi della cute, mentre la resina si utilizza nella disinfezione della ferita ombelicale dei neonati e per calmare il dolore ai denti e nelle carie.
In tutto l’Ecuador, il “Palo Santo” è venduto per le strade e in occasione del Natale.

Ambiente e sviluppo sostenibile
Il Palo Santo di Machalilla è ottenuto da alberi seccati naturalmente, caduti a terra e rimasti sul suolo per 4-10 anni. Gli alberi ancora vitali o freschi non possono essere utilizzati perché inadeguati a fornire le caratteristiche peculiari dell’olio di Palo Santo di Machalilla. Secondo uno specifico programma di tutela del Parco, al posto degli alberi già morti e rimossi dal suolo per l’estrazione dell’olio o per altri usi, vengono piantati nuovi alberi di Bursera graveolens.
L’uso del legno di Palo Santo ha anche l’obiettivo di contribuire al benessere della comunità indigena del Parco Nazionale Machalilla, secondo un modello di sviluppo sostenibile, offrendo condizioni commerciali adeguate ai produttori e assicurando i loro diritti. Anche questi aspetti sono oggetto di ricerca accademica.
 

Angelica



L'Angelica archangelica semplicemente chiamata Angelica, non l'ho ancora mai usata... ma ho un legame particolare con questo nome, e non ho resistito al volerla studiare.

Secondo l'Enciclopedia delle Erbe Magiche:  Pianta protettiva molto usata, sotto forma di incenso, nei riti di purificazione e di esorcismo. Unita all'acqua del bagno elimina negatività e qualsiasi rito sia stato perpetrato contro di voi. Fumare le sue foglie si dice provochi visioni.

Secondo il Grande Libro delle Piante Magiche:  Anche detta Erba degli Angeli, Erba dello Spirito Santo. Una leggenda narra che questa pianta sia stata portata agli uomini per curare i loro molti malanni proprio dagli Angeli.
Pare fosse uno dei componenti essenziali della famosa pozione chiamata Triaca... secondo la Pharmacopea in questa sorta di medicina contro tutti i mali c'erano:
1 parte di oppio
3 parti di vino spagnolo
6 parti di angelica
4 parti di radice di serpentaria
2 parti di radice di valeriana
2 parti di cipolla marina (?)
2 parti di radici di zenzero
2 parti di cannella
1 parte d icardamomo
1 parte di mirra
1 parte di melanterite (?)
75 parti di miele
Alcuni autori sostengono che fosse sacra ai Druidi come il vischio. Ineffetti l'angelica era la pianta dedicata alla Luna proprio come i lvischio era la pianta dedicata al Sole.

Pare che i cantori sacri del mondo lappone prima di cantare le gesta degli eroi bevessero un vino di angelica per favorire l'ispirazione.
Molto usata a livello magico da sempre, specie come protettivo e purificatore, se si pensa d'esser stati colpiti da malocchio si suggerisce di mettere una pianta intera (fiori, fogliee radice) a bollire in 7litri di acqua e con essa spuzzare tutta la casa e i propri oggetti, con l'acqua restante lavare i pavimenti.
Bagno purificante dalle negatività: mettere a bollire una manciata di fiori di angelica, iperico, lavanda e rosmarino in un litro di acqua e lasciare in infusione per 10 minuti, spegnere il fuoco e lasciare raffreddare. Filtrare e unire all'acqua del bagno. Restare quanto più possibile a bagno in acqua abbastanza calda e ripetere il bagno ogni giorno per una settimana nel caso ci si senta minacciati da eventi negativi.
Incenso per potenziare i poteri: bruciata da sola sul carboncino sviluppa principi attivi che favoriscono gli stati medianici e i poteri psichici.


Secondo altri libri sulle erbe: L'Angelica è un potente tonico nervino e ridona elasticità alle arterie. Particolarmente indicata per la pelle matura le ridona tono e luminosità. Non è tossica. Proprietà digestive, antispasmodiche e diuretiche. Contro affezioni respiratorie, nevralgie e secchezza cutanea. Controveleno della belladonna, cicuta e colchico.
L'angelica è una delle piante più usate nella liquoristica tradizionale data la sua ottima qualità aromatica. Per questo eccovi una ricetta per ottenere UNA BEVANDA ANGELICA: Mettere in infusione per 8 giorni i semi di erba di angelica, i semi di garofano e la vaniglia insieme all'alcol. Poi travasare l'alcol e preparare uno sciroppo facendo scaldare e sciogliere 1000gr di zucchero in 50cl di acqua. Ancora caldo, versarlo in un vaso i ncui si aggiungeranno 250gr di raschiatura di di gambi d'angelica verde. Ora lasciare raffreddare per poi poterci aggiungere l'acol. Lasciare il tutto in infusione per 1 mese intero. Solo dopo filtrare il liquore e imbottigliare.
ATTENZIONE: L'Angelica deve essere usata sempre in dosi basse poichè, mentre a piccole dosi la droga agisce come stimolante, ad alte dosi ha un effetto fortemente depressivo.

TRATTO DA WWW.ELICRISO.IT
CARATTERISTICHE GENERALI L'angelica, nome scientifico Angelica archangelica L.,  appartiene alla famiglia delle Ombrelliferae. E' una pianta erbacea perenne o biennali che può raggiungere anche i due metri di altezza con portamento eretto, fusto robusto, in genere rossastro, percorso da numerose scanalature e molto ramificato con radice fittonante, grossa, carnosa, di colore bruno all'esterno e bianca all'interno.
Le foglie sono alterne, formate da numerose foglioline dentellate, larghe, di colore verde, più chiaro nella pagina inferiore e portate da dei lunghi piccioli e provviste di un'ampia guaina di colore verde chiaro che avvolge lo stelo. I fiori sono giallo-verdastri disposti in ombrelle alla sommità degli steli con 20-30 raggi, vellutati alle estremità. I frutti sono degli acheni di colore marroncino provvisti di due semi con tre costole dorsali ben evidenti.
L'odore di questa pianta è caratteristico perchè molto aromatico e di sapore acre e leggermente piccante e viene coltivata e molto utilizzata per essere usata soprattutto in pasticcera e nell'industria dei liquori mentre in passato si usava di più come pianta medicinale considerata una panacea, cioè un rimedio per tutti i mali.
PROPRIETA'
In passato questa pianta era molto utilizzata a scopo terapeutico mentre oggi, ha perso molta della sua importanza anche se le sue proprietà sono innegabili. L'angelica contiene derivati della cumarina, tannino, resine, acidi aromatici, sostanze amare e zuccherine. Il suo aroma è dovuto ad un derivato dell'acido pentadecenoico. Le sue proprietà possono essere così riassunte: tonica, antispasmodica, digestiva e calmante. Ha inoltre la proprietà di riscaldare il corpo è quindi utile in tutte le affezioni da raffreddamento.
Ha un effetto tranquillante, calmante per il mal di testa ed i dolori mestruali.
A piccole dosi l'angelica ha un effetto eccitante sul cervello però ad alte dosi esplica un'azione depressiva e causa intontimento tale da essere paragonato ad uno stupefacente.
La specie principale è l'Angelica archangelica (o Angelica officinalis) che non và confusa con l'Angelica silvestris (o Angelica selvatica) comune in Italia ma dalla quale differisce perchè molto meno profumata, più piccola sia come altezza che come dimensioni delle foglie che sono verdi uniforme su entrambe le pagine ed i fiori sono di colore bianco-rosato.
PARTI UTILIZZATE DELLA PIANTA
Dell'angelica si utilizzano tutte le parti della pianta. 
La radice, raccolta all'inizio dell'autunno e fatte essiccare al sole e poi conservate in sacchetti di tela.
I semi estratti dalle ombrelle in piena fioritura estiva e fatti essiccare al sole.
Il fusto raccolto in estate e le foglie colte alla fine della primavera, prima della fioritura.
Le foglie vanno raccolte alla fine della primavera prima della fioritura e si fanno essicare in un luogo fresco e arieggiato e si conservano in sacchetti di tela.

COME SI UTILIZZA
L'infuso di radice di angelica ha un ottimo effetto tranquillante, calma i dolori mestruali ed il mal di testa inoltre una tazzina bevuta prima dei pasti stimola l'appetito e dopo i pasti aiuta la digestione.
L'infuso di semi è un ottimo impacco rilassante per gli occhi stanchi
Aggiunta all'acqua del bagno aiuta nei dolori muscolari, reumatici e nevralgici.
L'infuso di semi o di radici può essere usato fresco come detergente per la pelle.
L'angelica viene utilizzata nella preparazione dei dolci e soprattutto dei liquori (amari a base di erbe) per le sue proprietà digestive. Le foglie fresche possono essere usate per aromatizzare frutta cotta o pesce.  Il fusto, ripulito dalla parte esterna scura amara finemente tritato, in piccole quantità profuma marmellate e confetture. I giovani rametti di angelica, privati della parte esterna scura amara, raccolti all'inizio dell'estate possono essere canditi e usati come decorazione dei dolci. Le foglie sono indicate per aromatizzare formaggi molli.
Dopo le bacche di ginepro, la radice di angelica è l'ingrediente principale del gin. Viene inoltre utilizzata per aromatizzare Cointreau e Vermouth. Famoso è il liquore benedettino Chartreuse (verde o giallo a seconda che si desideri più o meno forte).

CURIOSITA'
L'angelica è classificata tra le erbe dolci e profumate per eccellenza tanto che i suoi fiori, molto ricchi di nettare, sono sempre circondati dalle api.
In passato l'angelica era conosciuta dagli antichi erboristi con in nome di "radice dello Spirito Santo" o "erba degli Angeli". Si credeva infatti che quest'erba fosse consacrata all'Arcangelo Michele che proteggeva dagli spiriti e dagli incantesimi.
Secondo gli erboristi del 1500 l'angelica era il più efficace rimedio contro la peste e si raccomandava di annusare la sua radice imbevuta di aceto per preservarsi dal contagio e la tradizione voleva che questo rimedio fosse stato suggerito da un angelo ad un frate. Veniva anche molto utilizzata contro i veleni.
L'angelica è l'essenza principale della famosa "acqua delle carmelitane", un tempo molto conosciuta in erboristeria chiamata così perchè si iniziò a produrla nel 1500 in un convento di carmelitane francesi ed era un distillato, in acqua di fiori d'arancio e alcool, di numerose spezie, principalmente l'angelica unita a melissa, coriandolo e scorza di limone.
Nei paesi nordici, nei periodi di carestia, le radici di angelica si macinavano e venivano aggiunte alla farina per fare il pane.
Ai tempi degli antichi romani le foglie di angelica venivano bruciate per profumare e purificare gli ambienti inoltre assieme al rosmarino, alla melissa ed all'alloro, venivano utilizzate per risciacquare il bucato: in una grossa pentola si facevano bollire queste erbe che poi si versavano nell'acqua della conca nella quale si immergeva il bucato per il risciacquo.
L'angelica in percentuale molto bassa viene utilizzata per dare aroma al tabacco da pipa inoltre le sue profumatissime foglie non dovrebbero mai mancare nei pot-pourri... molto coltivata in Germania, Ungheria e Belgio.

AVVERTENZE
Il succo fresco di angelica può irritare la pelle e le mucose ed il suo olio essenziale in forti dosi può essere tossico per cui va utilizzata con grande cautela.

Tratto da Il Nutrizionista:: 
ANGELICA : agisce sul sistema nervoso calmando i nervi e stimolandoli se necessario. La si consiglia quando si vuole superare un momento difficile o una prova sportiva o intellettuale, ed anche ai convalescenti o a coloro che usano la forza fisica nel lavoro. Bisogna essere però cauti nell’assumere i succhi di angelica, poiché sono molto attivi, e qualora se ne abusi possono essere all’origine di infiammazioni.

Da Wikipedia:  Angelica Archangelica
L'angelica (Angelica archangelica L.) è una pianta biennale della famiglia delle Apiaceae (Ombrellifere). L'aspetto è quello classico della famiglia delle ombrellifere più note (finocchio, sedano, prezzemolo ecc.)
In cucina: i gambi sono utilizzati in pasticceria e confetteria come di frutta candita. Le parti tenere possono essere usate come condimento per aromatizzare insalate o minestre.
Liquori: I semi e i gambi possono venire impiegati nella preparazione di liquori.

Impiego terapeutico: Viene usata in erboristeria che ne utilizza le radici, le foglie ed i semi, però i maggiori trattati ne limitano l'assunzione e consigliano l'uso dietro consulto medico perché ad alte dosi la pianta è velenosa e fotosensibilizzante e ne vietano l'uso in gravidanza e allattamento.
La radice di angelica è un tonico eccellente dello stato generale, e può venire usato contro la stanchezza e l'astenia. L'angelica si rivela inoltre essere un buono stimolante dell'apparato digestivo. È indicata in caso di dolori e spasmi intestinali, dispepsia, gas intestinali.
La somiglianza con le altre ombrellifere, tra cui la velenosa Cicuta impone una certa attenzione nella raccolta. La Cicuta emana uno sgradevole odore di urina, e le foglie, sono molto piu' simili al prezzemolo.


Aneto




Personalmente lo uso da poco, ma mi piace, è stata una bella scoperta, e per fortuna questo è un settore (per non dire un "campo" ) in cui non mancano enormi quantitativi di nozioni e argomenti. Non vi so ancora dire con precisione cosa ne penso perchè mi ci sto approcciando lentamente, ma di una cosa son sicura, mi attrae!
Mi hanno insegnato che, usato come condimento delle patate appena tolte dall'olio della frittura, è divino! Mai mangiato patatine fritte più gustose, non le farò mai più senza aneto.


Secondo l'Enciclopedia delle Erbe Magiche:  Messo nelle culle protegge il bambino, è comunque sia un'erba protettiva se portata indosso. Grazie al gran numero di semi che produce è usata nei riti per propiziare il denaro. Aggiunta all'acqua del bagno rende irresistibile chi vi si immerge. Se mangiata o annusata stimola il desiderio sessuale (gli aceti all'aneto sono popolari per questo). Annusata manda via il singhiozzo.

Secondo il Grande Libro delle Piante Magiche:  Anche qui ribadisce che è usato nella propiziazione di entrate LECITE di denaro, perchè (come tutte le piante che hanno molti semi) simboleggia l'abbondanza e la fertilità. Notevole potere afrodisiaco, aumenta il carisma sessuale.
Bagno: per purificarsi da scorie, stanchezza e per predisporsi ad un'incontro amoroso. Far bollire una manciata di semi e mescolare l'infuso ottenuto all'acqua del bagno.
Olio: per favorire entrate di denaro lecite o contro la sfortuna in campo finanziario, se non altro per arginare la sfortuna in quel settore. 2,5ml di olio di aneto, 2,5ml di olio di chiodi di garofano, 2,5ml di olio di girasole.
Incenso: contro i debiti. Una parte di grani di mirra, una parte di foglie di basilico, una parte di semi di aneto, una parte di chiodi di garofano, 7 gocce di olio essenziale di iperico.
Incenso: per aumentare il carisma sessuale. Una parte di legno di sandalo, 2 parti di olibano, 3 parti di semi di aneto, 13 gocce di olio essenziale di verbena.

Secondo altri libri sulle erbe: L'Aneto è antispasmodico, carminativo, stomachico, antinfiammatorio e digestivo, favorisce le mestruazioni e la lattazione. Indicato nelle dispepsie, singhiozzo, aerofagia, vomito, nelle infezioni del cavo orale e contro la ritenzione idrica. Anticamente gli si attibuivano proprietà antiepilettiche.
Noto per secoli come "l'erba di Dioscoride" poichè il famoso medico greco lo prescriveva con grande frequenza. Ma già diffusissimo anche nell'antico Egitto presso tutti i medici che lo usavano già come carminativo e digestivo, proprio come attestano i documenti ritrovati in alcune tombe risalenti a 3000 anni fa. I romani usavano i semi come "masticatorio" per favorire la digestione e ne appendevano ghirlande nelle sale da pranzo perchè convinti che così facendo nessuno in quella sala avrebbe sofferto di imbarazzi di stomaco. Anche in Cina i medici lo prescrivessero per le stesse qualità per oltre mille anni, in special modo per i bimbi poichè era, tra le erbe con effetto digestivo, quella ad azione più blanda. I Vichinghi lo conoscevano bene, infatti il termine inglese per "aneto" è "dill" che proviene dall'antico norvegese "dilla" che significa "calmare" o "ninnare". L'erborista secentesco inglese Culpeper lo riteneva "valido rimedio per espellere i gas gastrici e intestinali... aggiusta lo stomaco... rinvigorisce il cervello". I coloni portarono l'aneto  in America settentrionale e l'acqua di aneto divenne una delle bevande preferite dei guaritori popolari americani, indicata per affezioni infantili come tosse, coliche, indigestione, flatulenza, mal di stomaco e insonnia. Agli adulti era prescritto, in maggior parte, per itterizia, emorroidi, scorbuto. I fitoterapisti moderni la chiamano "l'erba di scelta", la prescrivono per le coliche dei bambini, e raccomandano i semi come masticatorio contro l'alitosi e gli infusi come digestivo.
Ottimo conservante naturale. Spesso usato per profumare l'aceto e come condimento nella preparazione  di alcune conserve e nella fabbricazione di liquori digestivi.
Infuso per le mamme: Per aumentare la lattazione, mettere 50gr di semi di aneto, in infusione per 10 minuti, in 100cl di acqua bollente.
Infuso per le infiammazioni del cavo orale: 5gr di semi di aneto in 1lt d'acqua bollente, lasciare intiepidire il liquido e poi filtrare. Fare sciacqui frequenti durante la giornata.
Infuso contro la nausea: in un bicch. di acqua calda mettere in infusione un pizzico di semi, addolcire dopo avere filtrato, e berlo dopo i pasti.
L'Aneto è incluso nell'elenco della Food and Drug Administration tra le erbe generalmente sicure, per gli adulti sani ESCLUSE DONNE IN GRAVIDANZA O ALLATTAMENTO, è considerato privo di rischi nelle dosi tipicamente consigliate. Quindi non eccedere nell'uso e consultare prima il medico. NON INGERIRE MAI L'OLIO DI SEMI D'ANETO, NE BASTA UN CUCCHIAINO PER INDURRE EFFETTI TOSSICI. IN SOGGETTI SENSIBILI, L'ANETO PUO' CAUSARE ESANTEMI CUTANEI ANCHE SE FOGLIE E SEMI SONO GENERALMENTE ATOSSICI.


Da Wikipedia:  Anethum graveolens
L'aneto (Anethum graveolens L.) è una pianta della famiglia delle Apiaceae (o Ombrellifere).
Il nome del genere deriva dal greco « anethon » (Anice), il quale deriva dall'antico egizio, mentre l'epiteto specifico graveolens deriva dal latino « gravis » (pesante, forte) et « olens » (sentore), in quanto ha un un odore forte.
È coltivato come pianta da condimento (foglie e semi molto aromatici, e si avvicina al finocchio per il suo odore e le sue proprietà, da ciò i suoi nomi di finocchio bastardo, fetido e rizu. I suoi fiori sono molto apprezzati dalle api.

Caratteristiche botaniche
Pianta annuale
Gambo: lungo dai 60 a 150 cm,
Fioritura: germogli terminali con fiori giallo verdastro profumati
Foglie ritagliate, fini e filiformi.
Semi: piccoli (2,5mg), ovali, appiattiti a coste preminenti, di colore bruno, si scindono in due parti una volta raggiunta la maturazione in agosto-settembre.
Storia

Originario del bacino mediterraneo ('Anethum graveolens) è stato utilizzato:
dai popoli Ebraici quale ortaggio;
dagli Egizi da più di 5.000 anni, come pianta medicinale;
dai Greci e i Romani per il suo profumo e le sue virtù medicinali.
È menzionato nel Vangelo secondo Matteo :« Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'aneto e del cumino e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. »

In Inghilterra, è coltivata dal XVI secolo.
Uso in cucina
È una spezia molto utilizzata in Germania, nell'Est Europeo e in Scandinavia, ma anche in India, e in numerosi altri paesi del mondo prevalentemente in piatti a base di pesce.
le foglie, fresche o secche, sono impiegate per aromatizzare differenti preparazioni culinarie, generalmente le insalate, i pesci, le carni e le salse.
i semi servono per profumare i liquori e le confetture. Il loro infuso serve contro la nausea.

Uso terapeutico
Le sue proprietà hanno blandi effetti benefici per lo stomaco: digestive, aperitive, carminative, antispasmodiche, diuretiche e anti-infiammatorie; calmanti e preparatorie per il sonno.
Utilizzato in infusione, l'aneto favorisce la digestione e lenisce i dolori colitici;
I semi, in infusione, permettono di fermare il singhiozzo, il mal di testa, la tosse infantile;
Altri utilizzi: indigestione, vomito nervoso, flatulenza, aiuta l'allattamento, gas intestinali, spasmi, crampi e anche come antisettico intestinale.
Storicamente, fu anche utilizzato per l'epilessia e per favorire l'allattamento delle bambinaie (antichi greci), per calmare gli ospiti di banchetti che avevano bevuto troppo. (Carlo Magno), per le sue virtù afrodisiache e contro la mala sorte, (streghe e maghi del Medioevo), per aumentare le capacità cerebrali XVII secolo, per « mantenere il calore e l'energia del corpo e donare un'intensa vitalità » e anche per « aumentare il potere d'attrazione nei confronti del sesso opposto » XVII secolo.


Ho perso il link da cui avevo preso queste info quindi chiedo venia: 
 Uso in cucina e proprietà terapeutiche
Simile al Finocchio selvatico, è adatto nelle marinate, nella salsa per i pesci e nelle insalate. I frutti, molto aromatici, sono ideali per profumare l'aceto, le conserve, i funghi e le verdure sott'aceto.
Proprietà terapeutiche: diuretiche, emmenagoghe, stimolanti, carminative.


Erica



Devo ammettere che trovare informazioni sull'erica mi risulta davvero complicato, ci sono pochissime fonti che ne parlano. Eppure mi pare strano. Per esempio su 6 libri-enciclopedie che parlano di piante, solo uno la tratta!
A me piace tanto come erbetta, mi piacciono i suoi fiorellini minuscoli e perfetti, con colorazioni di una tonalità così delicata e allegra allo stesso tempo! E la pianta delle fate, è la pianta della forza!


Secondo il Grande Libro delle Piante Magiche:  E' l'unico tra i miei libri che ne parla!
Anche detta BRUGO, scopa di bosco, erba scopa, ERBA PIPA.
Il nome deirva dal verbo greco ereiken, che significa rompere, il che allude alla capacità dell'erica di disintegrare i calcoli. Dioscoride asseriva che questa piccola ed esile pianta, con le sue potenti radici era in grado di spaccare la silice.
Con la radice dell'erica arborea, comunemente chiamata RADICA, si fanno i fornelli delle pipe.
Infuso per ritrovare l'armonia interiore: in 1lt di acqua bollente mettere in infusione 10gr di fiori di erica, 10gr di capolini di camomilla, e 20gr di fiori di tiglio. Lasciare riposare per 5 minuti, poi filtrate e bevete a cucchiaiate durante tutta la giornata.
Incenso per la protezione della propria famiglia: salvia per la salute, erica per conservare la gioia, felce per proteggere dalle disgrazie, aghi di abete per la prosperità, petali di rosa per l'amore.
In Scozia le ragazze nubili piantano un'erica rossa nel giardino poichè si dice faccia trovare un buon partito da sposare. Qui viene anche bruciata per tenere lontani dalle case i folletti con i loro scherzi! Viene molto usata nelle fumigazioni a scopo di purificazione e protezione, proprio come in molte parti del mondo si usa la lavanda. Essendo molto resistente coem pianta, dona forza e capacità di sopportarei problemi e i momenti di stanchezza. In più favorisce la disponibilità all'amicizia e all'amore.

In Irlanda se si vogliono vedere le fate, le si deve aspettare sdraiati nell'erica, ma guai a mangiarne i fiori, specie di quella bianca, perchè si diventerebbe subito un appartenente al piccolo popolo e non si potrebbe mai più tornare indietro.
Nelle Alpi francesi le ragazze che vogliono ringraziare la Dea per avergli fatto trovare un bravo ragazzo da sposare, appendono coroncine di erica agli alberi.
L'erica è HEATHER, ovvero uno dei fiori di Bach, e serve a tutti coloro che ritengono di non essere abbastanza amati, a coloro che hanno paura di essere abbandonati o della solitudine, a chi pensa solo ai propri problemi e tande ad ingigantirli. Lo si può utilizzare in casa per ritrovare i veri valori della vita e il giusto equilibrio.
Una scopa realizzata con l'erica riesce a spazzare via ogni rifiuto sottile di rituali o pratiche magiche, torna utile quindi usarla per purificare lo spazio in cui si opera magicamente. Corone di erica vengono intrecciate per ringraziamento dopo che si è avverato qualcosa di importante per cui si era compiuto un rituale magico.

Tratto da GIARDINAGGIO.IT :
Generalità: le eriche rappresentano sicuramente uno degli arbusti sempreverdi più adatti per dare un tocco di colore al giardino in ogni periodo dell'anno. Vengono tradizionalmente distinte in tre generi: Calluna, Daboecia e Erica.

Da Wikipedia:  Erica è un genere della famiglia Ericaceae, comprendente circa 700 specie sempreverdi a portamento arbustivo.
L'erica comune o brugo, dai fiori rosa pallido, è la pianta più diffusa nelle brughiere e nelle lande d'Europa.
Ama l'umidità e i suoli acidi. L'Erica è una pianta magica, tipica delle Fate della Luce e per questo viene usata come nome.
PERFINO WIKIPEDIA NE DICE DAVVERO POCO!

Secondo IL LINGUAGGIO DEI FIORI DI GIARDINAGGIO.IT :
Nel colore bianco ha il significato di protezione, ammirazione e speranza che i sogni e i desideri si avverino; nel colore rosa-lilla prende invece il significato di solitudine.

Lavanda




Meravigliosa la lavanda, bella a vedersi, inebriante da annusare, fortissimo potere purificatore, non ho mai incontrato qualcuno che non l'amasse o a cui non piacesse.
Personalmente la uso spesso, in combinazione con grani di olibano (incenso puro), in casa per purificare l'aria, prima di leggere i tarocchi e dopo per purificarli.
E' l'alleata migliore per la camomilla, la metto in infusione insieme alla bustina, aggiunge una nota molto dissetante, e a livello rilassante fa da rafforzativo in maniera fenomenale!
Secondo l'Enciclopedia delle Erbe Magiche:  Strofinare i vestiti con i fiori di lavanda attira l'amore (allo stesso scopo possono essere messi nei cassetti). I fiori vengono bruciati per dormire tranquilli e sparsi intorno alla casa donano tranquillità. Pianta talmente potente che se guardata con intensità trasmette un sentimento di gioia che permea l'intera anima e fa passare le preoccupazioni. Si usa nelle miscele curative, aiuta a vedere i fantasmi, ottima nei bagni di purificazione.
Curiosità: Nonostante i suoi poteri in amore, durante il Rinascimento si credeva che indossata insieme al rosmarino avrebbe mantenuto casta una donna. In contrapposizione, ma con maggiore realisticità, le prostitute si profumavano con acqua o olio di lavanda sia per rendere nota la propria professione, sia per attirare gli uomini con la magia.

Secondo il Grande Libro delle Piante Magiche:  Lavandula officinalis: altri nomi= Spigo, Nardo. Nel 1700 era considerata portentosa per curarele malattie nervose. La leggenda dice che le vipere amino molto nascondersi sotto le sue foglie, quindi bisogna essere particolarmnete attenti nell'avvicinarcisi.
Molto potente usata nei riti di purificazione per allontanare ogni tipo di negatività. Favorisce la felicità, l'amore e il raggiungimento della pace interiore, tanto che chi è agitato o infelice può usare un profumo a base di lavanda per risollevare l'umore e per vedere la vita in maniera più serena e realistica. Se usata insieme ad altre erbe ne aumenta il potere.
Tintura per l'armonia: un pugno di capolini di camomilla, un pugno di fiori di lavanda, un pugno di fiori di caprifoglio. Metterli a macerare in 500ml di alcool puro per 40gg. Filtrare accuratamente e conservare in una bottiglia scura. Versarne poche gocce nel diffusore perchè è molto potente e in breve ristabilirà l'armonia in ambienti dove ci sono energie negative dovute a litigi o discussioni.
Infuso per rilassare: un cucchiaio di fiori di lavannda, lasciateli in infusione per 5 minuti in una tazza d'acqua bollente, filtrate e bevete. Se ne consigliano 2 tazze al giorno, eventualmente dolcificando con del miele. Oppure: far bollire una tazza d'acqua, versarvi un cucchiaio di fiori di lavanda e uno di fiori di gelsomino, e lasciare in infusione 10 minuti, filtrare e dolcificare. Berne 3 tazze al dì lontano dai pasti.
Bagno purificatore contro le negatività: mettere a bollire una manciata di fiori di angelica, iperico, fiori di lavanda e rosmarino in u nlitro d'acqua. lasciare in infusione per 10 minuti, spegnere e fare raffreddare. Filtrate, e unite il decotto all'acqua del bagno.
Bagno contro malinconia e tristezza:  fare un semplicissimo bagno caldo aggiungendo all'acqua olio essenziale di lavanda.
Incenso di purificazione abituale: un pizzico di rosmarino, un pizzico di aghi di pino, e uno di fiori di lavanda.
STORIA. Il suo nome deriva dal latino lavare e deriva dal fatto che i romani ne usavano tantissima per preparare i bagni e profumare l'acqua delle terme. Sempre presso i romani era sacra alla Dea Vesta, e le Vestali se ne cingevano il capo durante i riti.
Si pensa che la lavanda restituisca la parola a chi l'ha perduta per via di un trauma. Secondo la tradizione popolare metterne delle spighe nel corredo di una sposa, avrebbe reso la sua vita felice e rilassata.
In Egitto era uno dei componenti di un unguento che si scioglieva lentamente con il calore del corpo e lo profumava. Allo stesso modo era incorporata nell'olio delle lucerne per profumare i luoghi di culto.
Nel 700 la si faceva annusare in caso di svenimento. Nel medioevo i profumi a base di lavanda erano molto pregiati, tanto che nelle dimore dei nobili esistevano camere di distillazione usate appositamente per trarre l'essenza di lavanda, in particolar modo in Inghilterra, infatti la Regina Elisabetta ne caldeggiò la coltivazione amandola lei per prima.
Il miele prodotto dalle api che succhiamo nettare dalla lavanda è molto ricco di ferro e aiuta tanto nella cura dell'anemia.

Secondo altri libri sulle erbe: La Lavanda ha proprietà antisettiche, sedative e antispasmodiche. I fiori favoriscono la cicatrizzazione di piaghe e ferite, stimolano la circolazione sanguigna, in particolare quella del cuoio capelluto. Per uso esterno è utile per purificare l'alito e la bocca mediante gargarismi e sciacqui. Per uso interno, i fiori sono sedativi e antispasmolitici per cui calmano il mal di testa, i crampi intestinali, la nausea, il vomito e il singhiozzo.
attira le api ma è contro le zanzare: le api ne producono un ottimo miele aromatico. Le zanzare invece ne vengono infastidite, quindi nelle serate estive si consiglia di frizionarsi con acqua di lavanda, che rinfresca e allontana questi fastdiosi insetti.
infuso : 10 gr di fiori di lavanda messi in infusione per 3 minuti in una tazza d'acqua da 200ml. E' un ottimo calmante ed efficace sonnifero. Ottimo per chi soffre di palpitazioni, insonnia, irritabilità, ronzii alle orecchie e vampate di calore.
La lavanda era molto diffusa nei pressi della città siriana di Nardo, vicino al fiume Eufrate, per questo nella Grecia antica veniva chiamata Nardo. Nella Bibbia invece viene citata col nome di Spicanardo.
Da sempre utilizzata nei bagni come elemento purificatore sia del corpo che dello spirito, per aiutare la digestione e il sonno, nonchè coem tranquillante per soggetti ansiosi o con turbe della psiche.
I coltivatori inglesi tenevano spighe id lavanda sotto il cappello per prevenire la  cefalea e i colpi di sole. I fiori essiccati e ridotti in polvere, erano cuciti all'interno dei guanciali come cura per l'insonnia.
L'erba era considerata inoltre un rimedio contro acne, emicrania, diabete, spasmi muscolari, cefalea, e svenimento. Fino alla Prima Guerra Mondiale la si è usata per disinfettare le ferite.
L'erborista britannico John Gerard nel suo "Herball or Generall Historie of Plantes" ha scritto dell'uso della lavanda come trattamento per la paralisi.
Mezzo secolo dopo, anche Nicholas Culpeper prescriveva la lavanda "...per tutte le afflizioni del capo... rafforza lo stomaco... due cucchiai di acqua distillata dei fiori sono di beneficio a chi ha perduto la voce..."
I medici eclettici americani del XIX sec., precursori dei moderni naturopati, la raccomandavano come coadiuvante per la digestione, sottolineando tuttavia, che l'uso smodato dei suoi infusi può causare turbamenti gastrici.
Si diceva che nella lavanda solessero fare il nido le vipere, inducendo riluttanza a raccogliere l'erba in natura, ma si trattava di pura invenzione, forse incoraggiata dagli erboristi per poterne aumentare il prezzo.

Da Wikipedia: Il genere Lavandula comprende circa 25-30 specie di piante appartenenti alla famiglia della Lamiaceae, tra cui la lavanda. La pianta è originaria delle regioni Mediterranee. Le specie del genere Lavandula sono diffuse nei luoghi rupestri del bacino del Mar Mediterraneo.
Lavandula vera:
Chiamata « lavanda vera » o « lavanda fine ». Lavandula vera, Lavandula officinalis o Lavandula angustifolia: tutte queste nomenclature latine testimoniano fra l’altro l’interesse che ha suscitato nella farmacia fin dal passato (officinalis) anche in riferimento al suo lato morfologico (angustifolia: «foglie strette»).
La lavandula vera forma dei piccoli ciuffi. I suoi steli di fioritura sono corti e privi di altre ramificazioni, i quali presentano una spiga di fiori molto variabile sia per quello che concerne la forma sia per i colori, condizione indispensabile per l’utilizzo del termine «lavanda angustifolia di popolazione».
La lavanda fine sopporta eccellentemente il clima freddo e i suoi terreni prediletti sono situati a partire da 800 metri d’altitudine per raggiungere i 1400 e oltre.
Lavandula spica :
È la lavanda spigo (chiamata anche « lavanda maschio» o «grande lavanda».
L’altro suo nome botanico è Lavandula latifolia, che vuol dire «a foglie larghe». Le sue foglie sono larghe e vellutate. I suoi steli di fioritura sono lunghi e possono presentare più spighe di fiori. La lavanda spigo ama molto il clima caldo e i terreni calcarei secchi. Il suo habitat si situa a partire da 600 metri d’altitudine. La sua coltura non è più praticata in Francia.
Lavandula stoechas :
È la lavanda marittima.
Il suo aspetto è molto diverso da quello della lavanda spigo e della lavanda fine. Si sviluppa in terreno non calcareo (preferisce la presenza di silicio) e la sua fioritura è precoce. Gli orticoltori la utilizzano per creare degli ibridi come la «lavanda farfalla» per la decorazione dei giardini. Di nessun interesse per la profumeria, a differenza delle precedenti specie.
Lavandula hybrida :
All’epoca nella quale i falciatori andavano a cogliere le lavande selvagge si cominciarono a notare delle piante più sviluppate delle altre che chiamavano «lavanda grossa» o «lavanda bastarda» : si trattava delle lavandine, nate dall’ibridazione spontanea fra la lavanda vera e la lavanda spigo. Tale incrocio è dovuto agli insetti impollinatori, fra i quali le api. Essendo un ibrido, la lavandina è sterile. La sua riproduzione è realizzata tramite il metodo della talea. La tecnica della talea si è imposta a partire dagli anni 1925-1930, permettendo uno sviluppo rapido della coltura della lavandina. Esistono svariate specie di lavandina, le più diffuse sono : la Grosso, l’Abrial o la Super.
Proprietà terapeutiche e cosmetiche
La Lavanda è conosciuta fin dai tempi più antichi per le sue proprietà antisettiche, vasodilatatorie, antinevralgiche, per i dolori muscolari ed è considerata un blando sedativo.
In aromaterapia, viene utilizzata come antidepressivo, tranquillizzante ed equilibrante.
Qualche goccia di olio essenziale, aggiunta nell'acqua del bagno, aiuta a rilassare.
Per uso cosmetico, se utilizzata nell'ultimo risciacquo, quando si lavano i capelli, oltre che dare un profumo delizioso, aiuta a combattere i capelli grassi.
I fiori di lavanda, contrariamente a tante altre specie, conservano a lungo il loro aroma anche se secchi. È infatti consuetudine mettere dei sacchetti di tela nei cassetti per profumare la biancheria. La pianta, che era già nota agli antichi, veniva usata anche per la preparazione di talismani e portafortuna, legati a pratiche magiche ed esoteriche.
Elenco delle specie di Lavandula (lavanda) più conosciute:
Lavandula angustifolia
Lavandula canariensis
Lavandula dentata
Lavandula × intermedia, ibrido naturale di L. angustifolia × L. latifolia
Lavandula lanata
Lavandula latifolia
Lavandula multifida
Lavandula pinnata
Lavandula stoechas
Lavandula viridis
Storia della Lavanda
La storia della lavanda ha radici lontane, tuttavia è difficile ricostruirne la strada, soprattutto perché le fonti antiche di cui si dispone spesso non sono tra loro congruenti.
Nonostante ciò l'ipotesi più diffusa e citata è certamente quella del barone Gingins-Lassaraz (1826)[1], che vede come importanti precursori nello studio della lavanda Dioscoride e Plinio il Vecchio. Dioscoride è il primo, nel 50 d.C., a citare l'erba odorosa stoecha, che prenderebbe il nome dalle isole stecadi nelle quali è diffusa[2], e che usualmente si considera proprio la Lavandula stoechas. Di seguito, secondo Lassaraz, le date della scoperta delle varie specie:
50, Dioscoride, Lavandula stoecha
70, Plinio, Lavanda spp
1541, Fuchs, Lavandula vera e spica
1565, L'Écluse, Lavandula dentata e multifida
1576, Lobel, Lavandula pedunculata
1651, J. Bauhin, Lavanda verde
1696, Plukenet, Lavanda aurone (Artemisia abrotanum?)
1780, Carl Linné figlio, Lavandula pinnata
1815, Decandolle, Lavanda dei Pirenei
1817, Poiret, Lavandula coronopi
In realtà il nome "lavanda" non compare né in Dioscoride né in Plinio. Questi, nella sua Naturalis historia XII, 26[3] descrive il nardo e le sue tre specie: quella più apprezzata è il nardo di Siria, segue la varietà delle Gallie e infine quella di Creta, che alcuni dicono "nardo selvatico". È stato in seguito che molti hanno ricondotto l'erba profumata di re Salomone al nardo siriaco, e quindi alla lavanda, e altri, prendendo spunto dalla leggenda delle peregrinazioni di Didone, hanno ipotizzato che la donna raggiunse anche le coste provenzali, ai cui antichi abitanti regalò la lavanda che portava con sé dalla Siria. Di tutto questo non c'è riscontro.
Alcuni vedono nel nardo siriaco di Plinio il Nardostachys grandiflora o la Valeriana spica, il nardo gallico dovrebbe essere la Valeriana celtica e quello cretese la Valeriana italica.
Matthioli, nel 1413, afferma che il nardo è di due specie, indiano e siriano. "Chiamasi usualmente il Nardo nelle spetiarie Spica Nardi", e inizia una lunga dissertazione per dimostrare gli errori in cui sono caduti gli studiosi a lui precedenti e quelli coevi, contestando lo stesso Plinio. Ci fa sapere che secondo alcuni il nardo che arriva in Italia non è l'indico, ma il soriano, mentre il Manardo da Ferrara afferma invece non essere neanche il soriano: Matthioli dimostra che entrambe le posizioni sono sbagliate. Secondo il Brasauola Ferrarese il nome della Spica Nardi indica il fatto che venga utilizata la spiga, ma il Matthioli, sottolinea che si usa la radice, e che "spica" sia contrazione di aspide, il serpente, che vicino alla pianta spesso si trova.
Il nardo italiano, che si schiama anch'egli Spigo, non rassomiglia né all'indiano né al siriaco, e "di questa medesima specie si crede che sia la lavanda". Alla pagina 28 due disegni confrontano il nardo italiano, la lavanda e il nardo celtico. Matthioli ci fa sapere che molti confondo la lavanda col nardo celtico, che cresce in Liguria e in Istria, ma "chi ben pesa le qualità dategli da Dioscoride con quelle della lavanda, puo facilmente il manifesto loro errore accusare".
Nella seconda metà del XV secolo, Giuseppe Donzelli, nel suo Teatro farmaceutico[5], ipotizza che la "Spica narda habbia pigliato il nome da Nardo città della Siria", e che si chiami anche "indica"o "siriana", non perché originaria dell'India, ma perché Dioscoride dice che il monte dove nasce guarda "da una parte verso l'India e dall'altra verso la Siria". Afferma altresì che la spica narda si trovi "di una sola spetie, varia nondimeno di bontà, per causa del luogo dove nasce, perché la più perfetta è quella, che si trova in luoghi montuosi". Questa varietà, "quella pianta detta Lavendola", è detta Nardo Montano o Nardo Italiano, e, volgarmente, "Spica di Francia".
Donzelli, quindi, pur considerando una sola specie di lavanda, disserta poi sul Nardo Celtico, il quale, assieme al "Nardo Gallico, sono una medesima cosa con la Spica Celtica". Yuhanna Ibn Sarabiyun, medico arabo conosciuto come Serapione, la chiama Spica Romana, e Luigi Anguillara afferma essere la Saliunca di Virgilio.
Secondo IL LINGUAGGIO DEI FIORI DI GIARDINAGGIO.IT :
a causa della presenza di un gran numero di api e calabroni in prossimità della pianta durante la fioritura e della conseguente cautela con la quale è meglio avvicinarsi alla pianta per coglierne delle ciocche che deriva il significato della Lavanda nel linguaggio dei fiori e cioè diffidenza.

Zenzero



Questa volta il dizionario etimologico non mi è stato di grande aiuto, ma se non altro ci dice come lo chiamavano in antichità.
Personalmente non amo molto l'odore di questa spezia, ma la inserisco un pò ovunque in ogni mia miscela di incenso, lo uso come rafforzatore per tutti gli altri ingredienti, si devo dire che, odore a parte, ha un'efficacia ineguagliabile. Chiacchierandone su facebook ho scoperto che c'è chi lo usa come prelavaggio, in ammollo per deodorare scarpe da ginnastica o qualunque altra cosa dall'odore fetido/nauseabondo!
 Secondo l'Enciclopedia delle Erbe Magiche:  Mangiarlo prima di praticare un rituale dà potere poichè si è "riscaldati" dallo zenzero, specialmente se si è concentrati sull'amore. Si adopera nei riti per attirare il denaro e per garantire il successo di qualsiasi rito.

 Secondo altri libri sulle erbe: Lo zenzero come tutte le piante aromatizzanti usate in cucina, possiede proprietà benefiche per la digestione, infatti stimola la secrezione enzimatica, aumenta la peristalsi intestinale, favorisce il riequilibrio della flora batterica intestinaleinibendo la crescita di numerosi germi patogeni, accresce la secrezioni salivari e biliari. E' quindi un tonico  e antinfiammatorio delle vie digestive, antiemetico, stomachico e carminativo, antalgico e antinfiammatorio locale. Gli viene anche attribuita un'azione afrodisiaca.
Un antico proverbio indiano dice: "Ogni buona qualità è contenuta nello zenzero" ed è una affermazione assolutamente vera! La radice dello zenzero è usata in cucina e in erboristeria sin dall'antichità, ma anche la scienza  moderna ha confermato alcuni suoi impeghi medicinali. Ottimo contro la chinetosi e la nausea da gravidanza.
Storia: 
Gli antichi indiani usavano lo zenzero per ingentilire l'alito, prima di officiare riti religiosi, in modo da renderlo gradevole agli dei.
Lo Z. occupa una posizione di rilievo anche nel primo grande Erbario Cinese (il Pen Tsao Ching -IlClassicoDelleErbe-) compilato dal leggendario Imperatore Shen Nung intorno al 3000 a.C. Si narra che questo saggio ed erborista provò su di sè centinaia di erbe medicinali e morì un giorno per una dose eccessiva di una pianta tossica. Lui consigliava lo Z. per rafferddori, colpi di freddo, tetano e lebbra. E concordava con gli indiani asserendo che lo Z. fresco "elimina l'odore del corpo e e mette la persona in contatto col mondo spirituale".
Le donne cinesi lo usavano per curare i dolori mestruali e per alleviare la nausea da gravidanza
I navigatori cinesi ne masticavano la radice per prevenire il mal di mare.
I medici cinesi lo prescrivevano per l'artrite e i problemi renali.
In cina è considerato un ottimo antidoto contro le intossicazioni da crostacei ecco perchè i piatti di pesce e frutti di mare sono spesso aromtizzati allo zenzero.
I mercanti greci appresero il motivo del tanto diffuso suo utilizzo e crearono in grecia l'abitudine di mangiare la radice dello zenzero avvolta nel pane per aiutare lo stomaco dopo pasti troppo abbondanti. Alla fine si fece in modo da inglobare lo zenzero direttamente nel pane, ed è così che è nato il pan allo zenzero .
Presso i romani era una spezia molto usata, ma con la caduta dell'impero divenne molto rara e difficile da reperire. Appena si re-intensificarono i commerci con l'Asia tutta l'europa iniziò a richiederne quantitativi talmente alti al punto che divenne un problema, per chi lo vendeva, riuscire a soddisfarne la richiesta. Fu così che in europa i modesti panini allo zenzero dei greci divennero focacce dolci allo z. e dolci elaboratissimi.
In inghilterra e nelle colonie americane lo z. venne aggiunto ad una bevanda stomachica, la ginger ale o "birra di zenzero" tuttora diffusa come rimedio domestico per diarrea, nausea e vomito.
I medici eclettici americano, i precursori della odierna naturopatia, prescrivevano zenzero in polvere, infuso di z., vino e birra allo z. per curare la dirrea dei bimbi, i problemi digestivi, la flatulenza, la febbre, la cefalea, il mal di denti e "l'isteria femminile" (i dolori mestruali ).
OGGI gli erboristi raccomandano lo Z. per raffreddori, influenza, mal di viaggio, e come digestivo.


TRATTO DA ASSOCIAZIONE CULTURALE SAUNAMECUM
OLIO ESSENZIALE DI ZENZERO

Pianta erbacea della famiglia delle Zingiberacee probabilmente originaria dell’arcipelago di Bismarck.
Viene coltivata dall’India fino alla Malesia, in Cina ed in altre regioni tropicali ed utilizzata prevalentemente come aroma.
Nella medicina asiatica, lo zenzero viene considerato una spezia "calda", che stimola la circolazione, rilassa i vasi sanguigni periferici, impedisce il vomito, ha effetto spasmolitico, favorisce la digestione, è antiflatulente ed antisettico.
In Cina, la radice dello zenzero è chiamata gan-jiang ed è considerata un efficace tonico Yang, il quale serve proprio per rafforzare le energie maschili, del fuoco e della vitalità.
Nel Medioevo era particolarmente popolare, apprezzato sia come medicamento che come ingrediente culinario: il pane di zenzero era considerato una vera leccornia.
In polvere o come radice essiccata, è stato utilizzato dalla cucina europea per secoli, specialmente in una grandissima varietà di dolci.
Lo zenzero ha un gusto forte e aromatico, gradevole e rinfrescante.
Al giorno d'oggi viene usato in India e nella cucina orientale abbinato al pesce e ai frutti di mare, perché è reputato un antidoto contro l'intossicazione da crostacei.
Le sostanze contenute, olio essenziale con zingiberene, il gingerolo e lo shogaolo dal gusto forte favoriscono la digestione.
Lo zenzero è uno stimolante generale ed un efficace ricostituente conosciuto da molto tempo dalla farmacopea cinese per lottare contro l'affaticamento, l'astenia e l'impotenza.
L'olio essenziale di zenzero è indicato in caso di mal d'auto, mal di mare e di aereo, nausea, raffreddore. Non ha effetti collaterali importanti.
 
Nome Botanico: Zingiber officinalis
Famiglia: Zingiberaceae
Parti Usate: Radici
Metodo d'estrazione: Distillazione a vapore
Principali Costituenti: Zingiberene
 
Avvertenze: 
E' leggermente fototossico. In alcuni soggetti può causare sensibilizzazione. 
Usi terapeutici :

Dolori muscolari - Massaggi: Miscelare 40 gocce di essenza di zenzero in 200 ml di olio di mandorle dolci. Massaggiare la zona dolorante 2-3 volte al giorno.
Mal d'auto, mal di mare - Massaggi: Diluire in un cucchiaio di olio di mandorle dolci 8 gocce di essenza di Zenzero e massaggiate fronte e tempie con questa miscela.
Inalazioni a secco: Versare su un fazzoletto 2-3 gocce di essenza di zenzero. Annusare ripetutamente, all'occorrenza.
Ansia Pediluvi caldi: Praticare il pediluvio con 10 gocce di essenza di zenzero. Eseguire il pediluvio per un quarto d'ora, 1 volta al giorno.


Da Wikipedia:  Lo zenzero (Zingiber officinale) è una pianta erbacea delle Zingiberaceae (la stessa famiglia del Cardamomo) originaria dell'Estremo Oriente.
Largamente coltivata in tutta la fascia tropicale e subtropicale, è provvista di rizoma carnoso e densamente ramificato, dal quale si dipartono, sia lunghi fusti sterili e cavi, formati da foglie lanceolate inguainanti, sia corti scapi fertili, portanti fiori giallo-verdastri con macchie porporine. Il frutto è una capsula divisa da setti in tre logge contenenti molti semi.
Il rizoma contiene i principi attivi della pianta: olio essenziale (composto in prevalenza da zingiberene), gingeroli e shogaoli (principi responsabli del sapore pungente), resine e mucillagini. Il rizoma essiccato, generalmente commercializzato in polvere, è impiegato come spezia in cucina e nella preparazione di liquori come aromatizzante. Ha proprietà antiemetiche, stimolanti la digestione (stomachico), stimolanti la circolazione periferica, antinfiammatorie ed antiossidanti.
CURIOSITA':
Nel 2004 il gruppo italiano Elio e le Storie Tese ha dedicato una canzone allo zenzero: Natale allo Zenzero.
Nella Saga della Colonizzazione di Harry Turtledove compaiono degli alieni invasori a cui lo zenzero fa l'effetto di una droga, provocando loro dipendenza e desiderio sessuale.
Nel lungometraggio di animazione "La città incantata" compare lo Spirito dello zenzero (a forma di rizoma), una figura della mitologia giapponese; nella versione italiana, viene erroneamente chiamato Spirito del ravanello.
In alcune regioni italiane la parola zenzero è utilizzata per indicare il peperoncino.
Nella trilogia del cartone animato della Dreamworks Shrek c'è un personaggio (Zenzy) che è un omino di pan di zenzero.


Karkadè (Carcadè)



 Non si può non essere affascinati dal Karkadè, o Carcadè come dir si voglia. In versione infuso è ottimo non solo a livello di sapore, ma anche per le sue qualità... ma è anche bello da vedere il fiore essiccato, dal colore che ha a prima vista si direbbe di velluto; lo sbriciolate facilmente anche solo con le dita.

Secondo l'Enciclopedia delle Erbe Magiche:  (Hibiscus Sabdariffa) L'infuso di fiori di Hibiscus Sabdariffa stimola il desiderio sessuale. Nell'ntico Egitto questa bevanda  era vietata alle donne. I boccioli sono usati per preparare incensi d'amore, infatti nei paesi tropicali rami di karkadè sono intrecciati nelle cerimonie nuziali. Gli stregoni di Dobu, nel Pacifico occidentale, predìcono il futuro leggendolo in ciotole di legno piene d'acqua in cui sono immersi fiori di karkadè.

TRATTO DA TROPILAND.IT:
Conosciuto anche con altri nomi come "tè rosso" (per le affinità di preparazione con il tè), tè rosso d'Abissinia, tè Nubiano, Acetosa Giamaicana, ecc. il Karkadè è una bevanda molto diffusa soprattutto nei paesi caldi derivata dall'infuso dei fiori essiccati dell'Ibiscus Sabdariffa (vedi sfondo in questa pagina), una pianta tropicale annuale della famiglia delle malvacee.
La bevanda è rinfrescante e dissetante, dal sapore acidulo e non contiene sostanze eccitanti come il vero tè ed il caffè. Attualmente le maggiori coltivazioni della pianta si trovano in Africa, nei Caraibi, in America tropicale ed in India.
Da noi la bevanda è arrivata nel 18° secolo grazie ai vari imperi coloniali occidentali dell'epoca.
La fama del Karkadè ha subito alti e bassi. Durante il fascismo era in auge a causa del divieto di consumo di prodotti non italiani e siccome l'Eritrea (dove esistevano coltivazioni) era una colonia Italiana era considerata una merce lecita. Durante il proibizionismo americano fu usata al posto del vino (per l'aspetto simile esteticamente), in altri luoghi (come in Jamaica) divenne per il colore rosso rubino la bevanda di Natale.
Ora sta tornando di moda nelle diete salutiste per l'alto contenuto di antiossidanti (come la vitamina C, il doppio rispetto una aranciata), di tannini e per le proprietà diuretiche, digestive e proteggi vene.
Leggi anche:
http://www.lescienze.it/sixcms/detail.php3?id=9630

Tratto da ERBORISTERIA ED ALTRO: KARKADE', hibiskus sabdariffa: Diuretico, antisettico urinario, vitaminizzante, digestiva, epatoprotettiva
Pianta delle Malvacee, chiamato anche Tè Rosa dell'Abissinia, originaria dell'America centrale, i fiori hanno un colore rosso o verde, si usa il calice del fiore. La varietà a calice rosso si usa in medicina, la calice verde in alimentazione per acidificare i piatti a base di miglio e di riso. Si usa come decotto, è un ottimo diuretico, antisettico urinario, è una bevanda dal sapore acidulo rinfrescante e dissetante, dal colore leggermente rosso, non possiede principi attivi eccitanti, non contiene caffeina, per cui può tranquillamente sostituire il tè ed il caffè, è digestivo e regolarizza la funzionalità epatica. E' una bevanda antiinfiammatoria, lenitiva,vitaminizzante, utile   anche nella stipsi cronica e la presenza degli antociani la rendono una pianta angioprotettiva. In forma di infuso è leggermente lassativa. Per uso esterno per la presenza dei polifenoli e delle mucillagini, ha una azione lenitiva per le pelli infiammate.
ATTIVITA' KARKADE'
Rinfrescante, diuretica, antinfiammatoria, lenitiva, colorante, utile nella stitichezza cronica, e come bevanda dissetante, gli antociani conferiscono al Karkadè, proprietà angioprotettiva, il colore rosso è dovuto alla presenza di pigmenti flavonici e antocianici

PRINCIPI ATTIVI, acidi organici, acido malico, ibiscico, citrico e tartarico, acido ossalico, fitosteroli antocianosidi, acido ascorbico, tannnìni, mucillagini, ricca di vitamina C
USO ESTERNO DEL KARKADE'
per la presenza delle mucillagini, ha una azione lenitiva , indicata per le pelli infiammate ( si può associare ad altre piante come la malva, l'ippocastano, la calendula)

CONTROINDICAZIONI, se assunta in grandi quantità può avere una azione lassativa, alle dosi consigliate  non si segnalano effetti indesiderati, è una pianta sicura. Cautela in gravidanza e allattamento.
PREPARAZIONE, l'infuso si ottiene versando dell'acqua calda sui petali secchi, lasciando riposare qualche minuto e poi filtrare.

Da Wikipedia:
Il Karkadè (o carcadè) è il fiore dell'ibisco da cui si può ricavare per infusione una bibita dissetante dal sapore gradevole e dal colore rosso intenso.
Si usa come decotto, è un ottimo diuretico e antisettico urinario. Il suo infuso dà una bevanda dal sapore acidulo rinfrescante e dissetante, dal colore leggermente rosso. È digestiva e regolarizza la funzionalità epatica. È una bevanda antiinfiammatoria, lenitiva, vitaminizzante, utile anche nel combattere stipsi cronica e la presenza degli antociani la rendono una pianta angioprotettiva.
In forma di infuso è leggermente lassativa. Per uso esterno, per la presenza dei polifenoli e delle mucillagini, ha una azione lenitiva per le pelli infiammate.
Un tempo il suo consumo era notevole in Italia, dove era annoverato fra i prodotti coloniali; ora il suo consumo è particolarmente forte in Egitto, dove viene consumato caldo (dal vago sapore agre) o freddo, per le forti capacità astringenti che aiutano a combattere la disidratazione e la sete. Si afferma anche che abbia spiccate capacità regolatrici della pressione sanguigna.