Questo è il mio quaderno di appunti, ci condivido studi ed esperienze con chi ha la mia stessa passione per erbe e incensi. Non credo che un incenso faccia innamorare Tizio di Tizia, ma che possa predisporre all'amore chi lo brucia, aiutandolo nel lavoro di auto-miglioramento, agendo sui suoi sensi e la sua energia. E se questa la chiamate Magia, allora Magia sia!

domenica 1 luglio 2012

Lavanda




Meravigliosa la lavanda, bella a vedersi, inebriante da annusare, fortissimo potere purificatore, non ho mai incontrato qualcuno che non l'amasse o a cui non piacesse.
Personalmente la uso spesso, in combinazione con grani di olibano (incenso puro), in casa per purificare l'aria, prima di leggere i tarocchi e dopo per purificarli.
E' l'alleata migliore per la camomilla, la metto in infusione insieme alla bustina, aggiunge una nota molto dissetante, e a livello rilassante fa da rafforzativo in maniera fenomenale!
Secondo l'Enciclopedia delle Erbe Magiche:  Strofinare i vestiti con i fiori di lavanda attira l'amore (allo stesso scopo possono essere messi nei cassetti). I fiori vengono bruciati per dormire tranquilli e sparsi intorno alla casa donano tranquillità. Pianta talmente potente che se guardata con intensità trasmette un sentimento di gioia che permea l'intera anima e fa passare le preoccupazioni. Si usa nelle miscele curative, aiuta a vedere i fantasmi, ottima nei bagni di purificazione.
Curiosità: Nonostante i suoi poteri in amore, durante il Rinascimento si credeva che indossata insieme al rosmarino avrebbe mantenuto casta una donna. In contrapposizione, ma con maggiore realisticità, le prostitute si profumavano con acqua o olio di lavanda sia per rendere nota la propria professione, sia per attirare gli uomini con la magia.

Secondo il Grande Libro delle Piante Magiche:  Lavandula officinalis: altri nomi= Spigo, Nardo. Nel 1700 era considerata portentosa per curarele malattie nervose. La leggenda dice che le vipere amino molto nascondersi sotto le sue foglie, quindi bisogna essere particolarmnete attenti nell'avvicinarcisi.
Molto potente usata nei riti di purificazione per allontanare ogni tipo di negatività. Favorisce la felicità, l'amore e il raggiungimento della pace interiore, tanto che chi è agitato o infelice può usare un profumo a base di lavanda per risollevare l'umore e per vedere la vita in maniera più serena e realistica. Se usata insieme ad altre erbe ne aumenta il potere.
Tintura per l'armonia: un pugno di capolini di camomilla, un pugno di fiori di lavanda, un pugno di fiori di caprifoglio. Metterli a macerare in 500ml di alcool puro per 40gg. Filtrare accuratamente e conservare in una bottiglia scura. Versarne poche gocce nel diffusore perchè è molto potente e in breve ristabilirà l'armonia in ambienti dove ci sono energie negative dovute a litigi o discussioni.
Infuso per rilassare: un cucchiaio di fiori di lavannda, lasciateli in infusione per 5 minuti in una tazza d'acqua bollente, filtrate e bevete. Se ne consigliano 2 tazze al giorno, eventualmente dolcificando con del miele. Oppure: far bollire una tazza d'acqua, versarvi un cucchiaio di fiori di lavanda e uno di fiori di gelsomino, e lasciare in infusione 10 minuti, filtrare e dolcificare. Berne 3 tazze al dì lontano dai pasti.
Bagno purificatore contro le negatività: mettere a bollire una manciata di fiori di angelica, iperico, fiori di lavanda e rosmarino in u nlitro d'acqua. lasciare in infusione per 10 minuti, spegnere e fare raffreddare. Filtrate, e unite il decotto all'acqua del bagno.
Bagno contro malinconia e tristezza:  fare un semplicissimo bagno caldo aggiungendo all'acqua olio essenziale di lavanda.
Incenso di purificazione abituale: un pizzico di rosmarino, un pizzico di aghi di pino, e uno di fiori di lavanda.
STORIA. Il suo nome deriva dal latino lavare e deriva dal fatto che i romani ne usavano tantissima per preparare i bagni e profumare l'acqua delle terme. Sempre presso i romani era sacra alla Dea Vesta, e le Vestali se ne cingevano il capo durante i riti.
Si pensa che la lavanda restituisca la parola a chi l'ha perduta per via di un trauma. Secondo la tradizione popolare metterne delle spighe nel corredo di una sposa, avrebbe reso la sua vita felice e rilassata.
In Egitto era uno dei componenti di un unguento che si scioglieva lentamente con il calore del corpo e lo profumava. Allo stesso modo era incorporata nell'olio delle lucerne per profumare i luoghi di culto.
Nel 700 la si faceva annusare in caso di svenimento. Nel medioevo i profumi a base di lavanda erano molto pregiati, tanto che nelle dimore dei nobili esistevano camere di distillazione usate appositamente per trarre l'essenza di lavanda, in particolar modo in Inghilterra, infatti la Regina Elisabetta ne caldeggiò la coltivazione amandola lei per prima.
Il miele prodotto dalle api che succhiamo nettare dalla lavanda è molto ricco di ferro e aiuta tanto nella cura dell'anemia.

Secondo altri libri sulle erbe: La Lavanda ha proprietà antisettiche, sedative e antispasmodiche. I fiori favoriscono la cicatrizzazione di piaghe e ferite, stimolano la circolazione sanguigna, in particolare quella del cuoio capelluto. Per uso esterno è utile per purificare l'alito e la bocca mediante gargarismi e sciacqui. Per uso interno, i fiori sono sedativi e antispasmolitici per cui calmano il mal di testa, i crampi intestinali, la nausea, il vomito e il singhiozzo.
attira le api ma è contro le zanzare: le api ne producono un ottimo miele aromatico. Le zanzare invece ne vengono infastidite, quindi nelle serate estive si consiglia di frizionarsi con acqua di lavanda, che rinfresca e allontana questi fastdiosi insetti.
infuso : 10 gr di fiori di lavanda messi in infusione per 3 minuti in una tazza d'acqua da 200ml. E' un ottimo calmante ed efficace sonnifero. Ottimo per chi soffre di palpitazioni, insonnia, irritabilità, ronzii alle orecchie e vampate di calore.
La lavanda era molto diffusa nei pressi della città siriana di Nardo, vicino al fiume Eufrate, per questo nella Grecia antica veniva chiamata Nardo. Nella Bibbia invece viene citata col nome di Spicanardo.
Da sempre utilizzata nei bagni come elemento purificatore sia del corpo che dello spirito, per aiutare la digestione e il sonno, nonchè coem tranquillante per soggetti ansiosi o con turbe della psiche.
I coltivatori inglesi tenevano spighe id lavanda sotto il cappello per prevenire la  cefalea e i colpi di sole. I fiori essiccati e ridotti in polvere, erano cuciti all'interno dei guanciali come cura per l'insonnia.
L'erba era considerata inoltre un rimedio contro acne, emicrania, diabete, spasmi muscolari, cefalea, e svenimento. Fino alla Prima Guerra Mondiale la si è usata per disinfettare le ferite.
L'erborista britannico John Gerard nel suo "Herball or Generall Historie of Plantes" ha scritto dell'uso della lavanda come trattamento per la paralisi.
Mezzo secolo dopo, anche Nicholas Culpeper prescriveva la lavanda "...per tutte le afflizioni del capo... rafforza lo stomaco... due cucchiai di acqua distillata dei fiori sono di beneficio a chi ha perduto la voce..."
I medici eclettici americani del XIX sec., precursori dei moderni naturopati, la raccomandavano come coadiuvante per la digestione, sottolineando tuttavia, che l'uso smodato dei suoi infusi può causare turbamenti gastrici.
Si diceva che nella lavanda solessero fare il nido le vipere, inducendo riluttanza a raccogliere l'erba in natura, ma si trattava di pura invenzione, forse incoraggiata dagli erboristi per poterne aumentare il prezzo.

Da Wikipedia: Il genere Lavandula comprende circa 25-30 specie di piante appartenenti alla famiglia della Lamiaceae, tra cui la lavanda. La pianta è originaria delle regioni Mediterranee. Le specie del genere Lavandula sono diffuse nei luoghi rupestri del bacino del Mar Mediterraneo.
Lavandula vera:
Chiamata « lavanda vera » o « lavanda fine ». Lavandula vera, Lavandula officinalis o Lavandula angustifolia: tutte queste nomenclature latine testimoniano fra l’altro l’interesse che ha suscitato nella farmacia fin dal passato (officinalis) anche in riferimento al suo lato morfologico (angustifolia: «foglie strette»).
La lavandula vera forma dei piccoli ciuffi. I suoi steli di fioritura sono corti e privi di altre ramificazioni, i quali presentano una spiga di fiori molto variabile sia per quello che concerne la forma sia per i colori, condizione indispensabile per l’utilizzo del termine «lavanda angustifolia di popolazione».
La lavanda fine sopporta eccellentemente il clima freddo e i suoi terreni prediletti sono situati a partire da 800 metri d’altitudine per raggiungere i 1400 e oltre.
Lavandula spica :
È la lavanda spigo (chiamata anche « lavanda maschio» o «grande lavanda».
L’altro suo nome botanico è Lavandula latifolia, che vuol dire «a foglie larghe». Le sue foglie sono larghe e vellutate. I suoi steli di fioritura sono lunghi e possono presentare più spighe di fiori. La lavanda spigo ama molto il clima caldo e i terreni calcarei secchi. Il suo habitat si situa a partire da 600 metri d’altitudine. La sua coltura non è più praticata in Francia.
Lavandula stoechas :
È la lavanda marittima.
Il suo aspetto è molto diverso da quello della lavanda spigo e della lavanda fine. Si sviluppa in terreno non calcareo (preferisce la presenza di silicio) e la sua fioritura è precoce. Gli orticoltori la utilizzano per creare degli ibridi come la «lavanda farfalla» per la decorazione dei giardini. Di nessun interesse per la profumeria, a differenza delle precedenti specie.
Lavandula hybrida :
All’epoca nella quale i falciatori andavano a cogliere le lavande selvagge si cominciarono a notare delle piante più sviluppate delle altre che chiamavano «lavanda grossa» o «lavanda bastarda» : si trattava delle lavandine, nate dall’ibridazione spontanea fra la lavanda vera e la lavanda spigo. Tale incrocio è dovuto agli insetti impollinatori, fra i quali le api. Essendo un ibrido, la lavandina è sterile. La sua riproduzione è realizzata tramite il metodo della talea. La tecnica della talea si è imposta a partire dagli anni 1925-1930, permettendo uno sviluppo rapido della coltura della lavandina. Esistono svariate specie di lavandina, le più diffuse sono : la Grosso, l’Abrial o la Super.
Proprietà terapeutiche e cosmetiche
La Lavanda è conosciuta fin dai tempi più antichi per le sue proprietà antisettiche, vasodilatatorie, antinevralgiche, per i dolori muscolari ed è considerata un blando sedativo.
In aromaterapia, viene utilizzata come antidepressivo, tranquillizzante ed equilibrante.
Qualche goccia di olio essenziale, aggiunta nell'acqua del bagno, aiuta a rilassare.
Per uso cosmetico, se utilizzata nell'ultimo risciacquo, quando si lavano i capelli, oltre che dare un profumo delizioso, aiuta a combattere i capelli grassi.
I fiori di lavanda, contrariamente a tante altre specie, conservano a lungo il loro aroma anche se secchi. È infatti consuetudine mettere dei sacchetti di tela nei cassetti per profumare la biancheria. La pianta, che era già nota agli antichi, veniva usata anche per la preparazione di talismani e portafortuna, legati a pratiche magiche ed esoteriche.
Elenco delle specie di Lavandula (lavanda) più conosciute:
Lavandula angustifolia
Lavandula canariensis
Lavandula dentata
Lavandula × intermedia, ibrido naturale di L. angustifolia × L. latifolia
Lavandula lanata
Lavandula latifolia
Lavandula multifida
Lavandula pinnata
Lavandula stoechas
Lavandula viridis
Storia della Lavanda
La storia della lavanda ha radici lontane, tuttavia è difficile ricostruirne la strada, soprattutto perché le fonti antiche di cui si dispone spesso non sono tra loro congruenti.
Nonostante ciò l'ipotesi più diffusa e citata è certamente quella del barone Gingins-Lassaraz (1826)[1], che vede come importanti precursori nello studio della lavanda Dioscoride e Plinio il Vecchio. Dioscoride è il primo, nel 50 d.C., a citare l'erba odorosa stoecha, che prenderebbe il nome dalle isole stecadi nelle quali è diffusa[2], e che usualmente si considera proprio la Lavandula stoechas. Di seguito, secondo Lassaraz, le date della scoperta delle varie specie:
50, Dioscoride, Lavandula stoecha
70, Plinio, Lavanda spp
1541, Fuchs, Lavandula vera e spica
1565, L'Écluse, Lavandula dentata e multifida
1576, Lobel, Lavandula pedunculata
1651, J. Bauhin, Lavanda verde
1696, Plukenet, Lavanda aurone (Artemisia abrotanum?)
1780, Carl Linné figlio, Lavandula pinnata
1815, Decandolle, Lavanda dei Pirenei
1817, Poiret, Lavandula coronopi
In realtà il nome "lavanda" non compare né in Dioscoride né in Plinio. Questi, nella sua Naturalis historia XII, 26[3] descrive il nardo e le sue tre specie: quella più apprezzata è il nardo di Siria, segue la varietà delle Gallie e infine quella di Creta, che alcuni dicono "nardo selvatico". È stato in seguito che molti hanno ricondotto l'erba profumata di re Salomone al nardo siriaco, e quindi alla lavanda, e altri, prendendo spunto dalla leggenda delle peregrinazioni di Didone, hanno ipotizzato che la donna raggiunse anche le coste provenzali, ai cui antichi abitanti regalò la lavanda che portava con sé dalla Siria. Di tutto questo non c'è riscontro.
Alcuni vedono nel nardo siriaco di Plinio il Nardostachys grandiflora o la Valeriana spica, il nardo gallico dovrebbe essere la Valeriana celtica e quello cretese la Valeriana italica.
Matthioli, nel 1413, afferma che il nardo è di due specie, indiano e siriano. "Chiamasi usualmente il Nardo nelle spetiarie Spica Nardi", e inizia una lunga dissertazione per dimostrare gli errori in cui sono caduti gli studiosi a lui precedenti e quelli coevi, contestando lo stesso Plinio. Ci fa sapere che secondo alcuni il nardo che arriva in Italia non è l'indico, ma il soriano, mentre il Manardo da Ferrara afferma invece non essere neanche il soriano: Matthioli dimostra che entrambe le posizioni sono sbagliate. Secondo il Brasauola Ferrarese il nome della Spica Nardi indica il fatto che venga utilizata la spiga, ma il Matthioli, sottolinea che si usa la radice, e che "spica" sia contrazione di aspide, il serpente, che vicino alla pianta spesso si trova.
Il nardo italiano, che si schiama anch'egli Spigo, non rassomiglia né all'indiano né al siriaco, e "di questa medesima specie si crede che sia la lavanda". Alla pagina 28 due disegni confrontano il nardo italiano, la lavanda e il nardo celtico. Matthioli ci fa sapere che molti confondo la lavanda col nardo celtico, che cresce in Liguria e in Istria, ma "chi ben pesa le qualità dategli da Dioscoride con quelle della lavanda, puo facilmente il manifesto loro errore accusare".
Nella seconda metà del XV secolo, Giuseppe Donzelli, nel suo Teatro farmaceutico[5], ipotizza che la "Spica narda habbia pigliato il nome da Nardo città della Siria", e che si chiami anche "indica"o "siriana", non perché originaria dell'India, ma perché Dioscoride dice che il monte dove nasce guarda "da una parte verso l'India e dall'altra verso la Siria". Afferma altresì che la spica narda si trovi "di una sola spetie, varia nondimeno di bontà, per causa del luogo dove nasce, perché la più perfetta è quella, che si trova in luoghi montuosi". Questa varietà, "quella pianta detta Lavendola", è detta Nardo Montano o Nardo Italiano, e, volgarmente, "Spica di Francia".
Donzelli, quindi, pur considerando una sola specie di lavanda, disserta poi sul Nardo Celtico, il quale, assieme al "Nardo Gallico, sono una medesima cosa con la Spica Celtica". Yuhanna Ibn Sarabiyun, medico arabo conosciuto come Serapione, la chiama Spica Romana, e Luigi Anguillara afferma essere la Saliunca di Virgilio.
Secondo IL LINGUAGGIO DEI FIORI DI GIARDINAGGIO.IT :
a causa della presenza di un gran numero di api e calabroni in prossimità della pianta durante la fioritura e della conseguente cautela con la quale è meglio avvicinarsi alla pianta per coglierne delle ciocche che deriva il significato della Lavanda nel linguaggio dei fiori e cioè diffidenza.

Nessun commento: