Questo è il mio quaderno di appunti, ci condivido studi ed esperienze con chi ha la mia stessa passione per erbe e incensi. Non credo che un incenso faccia innamorare Tizio di Tizia, ma che possa predisporre all'amore chi lo brucia, aiutandolo nel lavoro di auto-miglioramento, agendo sui suoi sensi e la sua energia. E se questa la chiamate Magia, allora Magia sia!

sabato 30 giugno 2012

Menta



Nei negozi specializzati troverete anche il mentolo, sono piccole stecche fragili e irregolari, sembrano pezzi di caramelle alla menta, ricordate sempre di non toccarvi gli occhi mentre lo maneggiate, considerate che al  tatto è piuttosto untuoso, quindi è impossibile che le dita non vi restino impregnate della sua essenza. Negli incensi per purificare l'aria è a dir poco l'ingrediente principe, tende a coprire ogni altro odore e brucia in pochissimo tempo, mentre lo farete l'impasto per incenso osservate lo strano effetto che fa. Se lo mettete da solo sul carboncino ve lo spegnerà, ma è molto efficace se lo  aggiungete all'acqua poggiata sui termosifoni in inverno, profumerà e renderà l'aria balsamica, un vero toccasana.
Circa la menta, che dire ne vado pazza, la mia mamma la mette perfino nella frittata ed è un tocco sublime!

Secondo l'Enciclopedia delle Erbe Magiche: strofinarne delle foglie fresche sulla fronte fa passare l'emicrania. Ha effetti purificanti, aumenta le vibrazioni, tenuta in casa assicura protezione. Il suo profumo fa addormentare. Se la si annusa i poteri mentali aumentano e si affinano.

Secondo il Grande Libro delle Piante Magiche:  Viene bruciata negli incensi per favorire guarigione e purifucazione. Fare un infuso di foglie fresche da aggiungere all'acqua del bagno per allontanare le negatività. Mentre le foglie secche possono essere bruciate sui carboncini per favorire la disponibilità al dialogo e all'apertura verso l'amore. Utile anche per rituali officiati per ottenere denaro o di protezione.
Incensi:
miscela per la purificazione di una casa: grani di incenso, fiori di lavanda, foglie di menta, 7 grani di pepe, aghi di pino, olio essenziale di iperico.




per sconfiggere la paura di non meritare amore: 7 petali di rosa rossa, qualche pezzettino di legno di sandalo, 7 foglie di menta, 7 foglie di basilico, 13 grani di incenso, 13 grani di mirra.
Curiosità nella storia:

L'uso terapeutico della menta può essere fatto risalire agli egizi, infatti...
  • E' già presente nel papiro di Ebers (XVII sec. a.C.) ed è sacra a TOTH dio della medicina.
  • In tutto l'islam è un pegno d'amore tra giovani innamorati.
  • Nell'antica Grecia era simbolo dell'amore ed era dedicata ad Afrodite, di  conseguenza era anche considerata afrodisiaca e la si assumeva prima di un incontro amoroso.
  • Pesso i greci però era anche dedicata al dio della guerra Ares e ne bruciavano mazzetti sulle pire funebri dei soldati caduti in battaglia.
  • I romani la consideravano rilassante e sedativa. Secondo Seneca i soldati non dovevano mangiarla perchè gli avrebbe tolto vigore e forze.
  • Ancora presso i romani era molto in voga un vino aromatizzato alla menta che piaceva molto alle matrone.
  • Le donne la usavano spesso mescolata al miele per coprire l'odore di vino che avevano inevitabilmente addosso, quando andavano via al termine di un banchetto.
  • In antichità era d'uso metterne foglie nei giacigli per tenere lontani pulci e pidocchi, poichè è molto efficace nel tenere lontani i parassiti.
  • Alle olimpiadi gli atleti facevo bagni in cui mettevano nell'acqua foglie di menta per rinforzare il fisico.
  • Carlo Magno la richiese personalmente nell'elenco delle erbe da coltivare poichè la riteneva utile e medicinale.
  • Sin dai tempi dei samurai in giappone c'era l'usanza di mettrne foglie tra le lenzuola perchè la si considerava afrodisiaca
Secondo altri libri sulle erbe:    Un'antica usanza prevedeva di concludere i banchetti con un rametto di menta per sistemare lo stomaco. La scienza ha poi confermato l'efficacia di questo come di tanti altri impieghi tradizionali di questa pianta. Molto usata in fitoterapia. La menta Romana o Gentile fu la prima menta medicinale, la menta Piperita apparve solo in un secondo tempo, ma ha sempre ottenuto grande approvazione, poichè pur avendo effetti simili alla Romana, ha sapore più intenso e azione più potente. La menta era menzionata coma calmante dello stomaco nel Papiro Ebers, il più antico testo medico che sia mai pervenuto.
Sia la menta Romana che la Piperita devono le proprietà terapeutiche ai loro oli aromatici. L'olio essenziale di menta piperita è composta prevalentemente da mentolo, mentre l'olio essenziale di menta romana contiene un costituente chimico analogo, il carvone. Questi costituenti hanno  proprietà simili, ma, come ritenevano anche gli antichi erboristi, il mentolo è più potente, infatti è molto più utilizzato del carvone in campo fitoterapico.
 Utilizzi: Disturbi digestivi, sindrome dell'intestino irritabile anche detta sindrome del colon irritabile, dolore in genere in quanto il mentolo ha forte potere anestetico, congestioni nasali, tosse, infezioni, cefalea, disturbi femminili. MAI INGERIRE IL MENTOLO PURO O L'OLIO ESSENZIALE DI MENTA PIPERITA, possono dare problemi letali e aritmie cardiache!
Curiosità: In Palestina la usavano come forma di pagamento delle tasse. Gesù rimprovera i Farisei: "Guai a voi farisei perchè date la decima della menta e della ruta..." (Luca 11:42)
da Wikipedia:    La menta (genere Mentha) è una pianta erbacea perenne, fortemente aromatica, che appartiene alla famiglia delle Labiate (Lamiaceae). Cresce in modo massiccio in tutta Europa, in Asia e in Africa e predilige sia le posizioni in pieno sole che la mezza ombra, ma può resistere anche a basse temperature. Molto conosciuta già dal tempo degli egizi e dei Romani, veniva usata da Galeno come pianta medicinale. La menta, secondo la specie, è un'erba alta da qualche cm a poco più di un metro, con steli eretti e radici rizomatose che si espandono notevolmente nel suolo. Le foglie sono opposte e semplici e nella maggior parte delle specie sono lanceolate e ricoperte di una leggera peluria di colore verde brillante. I fiori sono raccolti in spighe terminali, coniche, che fioriscono a partire dal basso verso l'alto. I singoli fiori, simpetali e irregolari, sono piccoli, di colore bianco, rosa o viola; la corolla, parzialmente fusa in un tubo, si apre in due labbra, la superiore con un solo lobo, l'inferiore con 3 lobi disuguali. La fioritura avviene in piena estate e prosegue fino all'autunno. Il frutto è una capsula che contiene da 1 a 4 semi.
Le specie presenti in Italia allo stato spontaneo sono:
Mentha aquatica
Mentha arvensis
Mentha pulegium
Mentha requienii (solo Sardegna e Arcipelago Toscano)
Mentha rotundifolia
Mentha silvestris
Mentha spicata o viridis (inselvatichita)
Proprietà ed usi:
In medicina ha funzioni di digestivo, stimolante delle funzioni gastriche, antisettico ed antispasmodico, tonificante; si possono preparare decotti e infusi.
Secondo alcuni, sarebbe sconsiglibile assumerla di sera perché potrebbe causare disturbi del sonno.
È da evitare nel caso si stia facendo una cura omeopatica perché riduce l'assorbimento dei farmaci omeopatici.
In cucina si usa nelle zuppe, nelle salse, nella carne, in special modo per cucinare l'agnello, per preparare liquori, sciroppi, caramelle. Le caramelle alla menta sono largamente usate per il loro gusto e per la loro capacità di rinfrescare l'alito e lenire il mal di gola.
Dalla menta si estrae il mentolo, che è un ingrediente di molti profumi, cosmetici, medicinali e viene usato persino per aromatizzare le sigarette.
Va notato che queste proprietà sono limitate ad alcune specie di Mentha. Altre specie, p.es. la Mentha pulegium, contengono sostanze velenose.

Curiosità: Secondo la leggenda, la menta prende il nome dalla ninfa Minthe o Myntha, amata da Plutone, che venne trasformata in pianta da Proserpina.
altra leggeda: Minta era la bella figlia del re Cocito e fu vista, mentre giocava con alcune amiche nel giardino della sua casa, da Plutone, il dio degli inferi, il quale se ne innamorò perdutamente. Quando le si presentò offrendole il suo amore Minta gli resistette, quindi il dio decise di rapirla. Proserpina ne ebbe pietà e per sottrarla alla sua stessa amara sorte, la trasformò in pianta  e ne riempì i giardini del Re suo padre.

Basilico



Mi piace tanto il profumo del basilico, e lo metto davvero spesso nei miei incensi perchè mi allieta e rilassa. Predispone bene, dona allegria e crea quella meravigliosa sensazione che è "il sentirsi a proprio agio".

Secondo l'Enciclopedia delle Erbe Magiche:  Il profumo del basilico provoca immediata simpatia fra le persone e per questo viene usato per calmare gli umori fra innamorati. Le foglie fresche vengono strofinate sulla pelle come profumo d'amore. Nei paesi dell'Est Europeo si dice che l'uomo amerà la donna dalle cui mani riceverà un rametto di basilico. Dona richezza a chi lo porta in borsa, e attira clienti se poggiato vicino alla cassa o all'ingresso di un negozio. Si usa nei bagni purificatori. Tiene lontano le capre dai campi e attira gli scorpioni. Si dice che le streghe bevessero mezza tazza di succo di basilico prima di prendere il volo. Porta fortuna nella casa di chi lo riceve in regalo.

Secondo il Grande Libro Delle Erbe Magiche:  Una leggenda narra che Basilea fosse una ninfa del corteo di Diana ed amasse particolarmente il profumo di questa pianta, tanto da portarne sempre con sè un rametto. Un giorno un uomo malvagio la rapì, ma il profumo del basilico guidò le sue compagne fino al luogo dove era tenuta prigioniera, cosìnloro poterono salvarla. In ringraziamento alla pianta, per averle salvato la vita, Basilea le diede il suo nome.
Il basilico è sacro a Cerere, quindi viene usato per favorire l'amore, per portare fortuna, denaro e protezione.
Incensi:
per raggiungere un obiettivo importante: petali di rosa bianca, petali di girasole, un rametto di ruta, 7 chicchi di melagrana, foglie di basilico e aghi di rosmarino.
per allontanare problemi e negatività: 7 grani di mirra, 7 petali di rosa, 7 foglie di di basilico, 7 gocce di olio essenziale di lavanda.
per risolvere un problema di lavoro: petali di iperico, foglie di basilico, olio essenziale di melissa.
per ottenere denaro (lecito): grani di mirra, foglie di basilico, semi di aneto, olio essenziale di camomilla.
per trovare un lavoro: grani di mirra, foglie di basilico, cannella, chiodi di garofano, olio essenziale di girasole, olio essenziale di iperico.


Secondo altri libri sulle Erbe: Ha effetto stimolante e benefico sul sistema nervoso, circolatorio e muscolare. Utile contro agitazione ed insonnia. E' un antispasmodico efficiente contro l'acidità gastrica. Buona azione espettorrante contro tosse e raffreddore.
Per chi ha la digestione difficile: Macerare per 5 giorni in un litro di marsala 50gr di fiori e foglie di basilico e 50gr di camomilla. Filtrare e assumerne 2 bicchieri al giorno per 20 giorni. OPPURE: lasciare 15gr di fiori e foglie di basilico in infusione in 1lt di acqua bollente per 10 minuti. Filtrare e berne 2 tazze al giorno.

Tratto da WIKI: Il basilico (Ocimum basilicum) è una pianta annuale appartenente alla famiglia delle Lamiaceae (o Labiate), coltivata come pianta aromatica ed utilizzata in cucina per la realizzazione di svariati condimenti. In Francia è chiamato anche herbe royale (erba reale) o pistou. Il basilico è considerato a tutti gli effetti una pianta dalle proprietà medicinali e - secondo quanto sostenuto anche da Plinio il Vecchio in alcuni suoi scritti - sarebbero ad esso da attribuire poteri afrodisiaci.
Etimo: La sua etimologia deriva al termine di lingua greca ßa??????? (basilikon = pianta reale) da cui basileus, re, e - in latino - basilicum, reale, per la grande rilevanza conferita a questa erba.
Storia: Gli antichi egizi utilizzavano il basilico per le offerte sacrificali. I Galli coltivavano il basilico a luglio/agosto finché è in fiore. I raccoglitori di questa pianta sacra dovevano sottoporsi a rigidi rituali di purificazione: lavarsi la mano con cui si doveva raccogliere nell'acqua di tre sorgenti diverse, rivestirsi di abiti puliti, tenersi a distanza dalle persone impure (ad esempio, le donne durante il periodo delle mestruazioni) e non utilizzare attrezzi in metallo per tagliare i fusti. Il basilico era considerato una pianta sacra in quanto lo si riteneva capace di guarire le ferite, soprattutto quelle di archibugio; era quindi un ingrediente dell'acqua rossa vulneraria. Elisabetta da Messina, eroina del Decamerone di Boccaccio, seppellì la testa del suo amante in un vaso di basilico annaffiandolo con le sue lacrime.
Il basilico è difficile da abbinare ad altre erbe aromatiche, tra cui il prezzemolo, il timo e il rosmarino. In frigorifero si può conservare al massimo per due giorni, bene avvolto in un canovaccio da cucina.  Secco perde completamente il suo profumo, conviene piuttosto congelarlo.  Lo si può pestare in un mortaio per rompere le cellule che contengono l'olio essenziale e per liberare meglio l'aroma. Acquistato in vaso, può essere utilizzato fresco fino all'autunno.  In India, il basilico è una pianta sacra e non si può utilizzare nell'alimentazione.  Il suo olio essenziale è utilizzato per la preparazione di profumi e liquori; dalla distillazione della pianta fresca si ottiene un'essenza contenente eucaliptolo ed eugenolo.
Le foglie e le sommità fiorite vengono utilizzate per preparare degli infusi che hanno azione sedativa, antispastica delle vie digerenti, stomachica e diuretica, antimicrobica. Utilizzato contro l'indigestione e come vermifugo.

Rosa



Ottimo per la meditazione l'incenso alla rosa, si compra così, già trattato ed ha un profumo davvero bello, e avevate dubbi in merito? In erboristeria troverete facilmente petali e fruttoni essiccati di rosa canina. Sono tutti splendidi da usare, il risultato è sempre il massimo in termini energetici, per quanto riguarda il profumo invece sappiate che quando bruciano lo perdono completamente... ecco perchè se ci riuscite vi consiglio mille volte l'incenso già trattato.
Secondo l'Enciclopedia delle Erbe Magiche:   le divinità a cui era cara la rosa erano Hathor, Cupido, Demetra, Iside, Adone e Aurora. Ha fondamentalmente poteri di nel campo dell'Amore, poteri curativi, psichici, protettivi e relativi alla fortuna. Viene associata alle emozioni per questo ha sempre fatto da padrone nelle miscele d'amore. L'acqua di rose distillata dai petali viene aggiunta ai bagni d'amore. Un tè di boccioli di rosa bevuto prima di andare a letto dona sogni profetici. Un panno imbevuto di acqua di rose messo sulle tempie allevia l'emicrania.

CURIOSITA': Un tempo le donne indecise tra più spasimanti, per scoprire il nome del loro futuro marito, prendevano foglie di rosa (in quantità pari agli spasimanti) e ad ognua davano il nome di ciascuno spasimante, quella che restava verde più a lungo decretava il vincitore, nonchè futuro marito!

Secondo altre guide alle erbe curative gli erboristi europei presero a raccomandare gli infusi di petali di rosa essiccati per cefalea, capogiri, ulcerazioni del cavo orale e crampi mestruali.
Da Wikipedia:  Rosa - Il termine Rosa deriva dal sanscrito "vrad" da cui ha avuto origine sia il vocabolo greco "Rodon" che quello latino "rosa". famiglia delle Rosaceae, comprende circa 150 specie, numerose varietà con infiniti ibridi, originarie dell'Europa e dell'Asia, ... la R. canina la più comune, la R. gallica poco comune nelle brughiere e luoghi sassosi, la R. glauca frequente sulle Alpi, la R. pendulina comune sulle Alpi e l'Appennino settentrionale e la R. sempervirens. 
I petali vengono utilizzati per le proprietà medicinali, per l'estrazione dell'essenza di Rosa e degli aromi utilizzati in profumeria, nell'industria essenziera, nella cosmetica, pasticceria e liquoristica.  Come pianta medicinale si utilizzano oltre ai petali con proprietà astringenti, anche le foglie come antidiarroico, i frutti ricchi di vitamina C diuretici, sedativi, astringenti e vermifughi, i semi per l'azione antielmintica, e perfino le galle prodotte dagli insetti del genere Cynips ricche di tannini per le proprietà diuretiche e sudorifere.   Le giovani foglie delle rose spontanee servono per la preparazione di un té di rosa.
Rosa Canina - Viene largamente usata per i suoi contenuti di vitamina C e per il suo contenuto di bioflavonoidi (fitoestrogeni).  I principi attivi (oltre alla vitamina C, tannini, acidi organici, pectine, carotenoidi e polifenoli) vengono usati dalle industrie farmaceutiche, alimentari e cosmetiche: fiori e foglie vengono usati in farmacopea, ad esempio, per la preparazione di infusi e tisane.  I semi vengono utilizzati per la preparazione di antiparassitari ed i petali dei fiori per il miele rosato. Con i frutti si preparano ottime marmellate.

Aloe




Non ho trovato foto nel web di resina di aloe, così ho fotografato la mia, e onestamente non so nemmeno se si tratti di resina d'aloe vera e propria, o d'incenso trattato all'aloe...

Secondo l'enciclopedia delle Erbe Magiche: l'Aloe è fondamentalmente utilizzata per proteggere dalla negatività, protegge la casa e anche dagli incidenti domestici.
Da WIKI: Aloe è un genere di piante succulente. OVvero, Piante succulente (impropriamente, piante grasse) vengono chiamate quelle piante dotate di particolari tessuti "succulenti", i parenchimi acquiferi, tramite i quali possono immagazzinare grandi quantità di acqua.
Alcune specie sono coltivate per ornamento
I tessuti "carnosi" sono usati freschi su piccole ustioni, per uso interno in gastriti ed ulcere e come cosmetici.
Alcune specie come l'Aloe arborescens sono utilizzate per realizzare dei preparati con un alto contenuto di sostanze ritenute antitumorali.
Estratti dei tessuti carnosi sono aggiunti in prodotti cosmetici, e nuovamente persino in alimenti (obsoleto per il contenuto di antrachinoni lassativi).
La resina estratta viene usata sin dal medioevo da lassativo in medicina popolare e fitomedicina.
Tratto da L'Albero della Vita: ALOE ARBORESCENS= Per i suoi contenuti, numerosi e vari, che vanno dagli aminoacidi ai minerali, alle vitamine, ai lipidi, agli antrachinoni, ai polisaccaridi, l'Aloe è stata definita un "adattogeno"; ovvero in grado di ripristinare il normale equilibrio dell'organismo, intervenendo là dove esistono meccanismi cellulari alterati. I principi dell'Aloe agiscono sinergicamente, potenziandosi ed attivandosi l'un l'altro.

STORIA:   Nota per la sua bellezza misteriosa, la sua eleganza selvaggia, le sue leggendarie proprietà terapeutiche, l' ALOE ARBORESCENS in alcune civiltà fu considerata una divinità.
Chiamata "pianta della salute e della bellezza", "pianta delle bruciature", "pianta dei primi soccorsi", anche "pianta dei miracoli", ottenne la sua prima menzione storica nel 1500 a.C., nel papiro di Ebers.
Questi documenti egiziani descrivevano nei più minuziosi dettagli il valore medicinale dell'Aloe.
Ritenuta la pianta il cui sangue donava bellezza, salute ed eternità, la chiamavano la "pianta dell'immortalità".
L'autore dell'Erbario greco, Dioscoride (41-48 d.C.), dice che la pianta ha il potere di "conciliare il sonno, fortificare il corpo, far dimagrire la pancia e purificare lo stomaco; può essere applicata in caso di ferite, emorroidi, mal di testa, caduta dei capelli, malattia della bocca e delle gengive, bruciature causate dal sole, malattie della pelle ed altre ancora.
Per gli imperatori della Cina mistica, le spinose foglie curative dell'Aloe personificavano le unghie sacre della divinità; essi la chiamavano "Lu-Hui", ritenendola buona per la salute, la felicità, l'amore, la longevità e la potenza sessuale.
Nell'India veniva chiamata "scettro divino" le cui foglie indicavano il cielo. Gli indios americani la chiamavano "la bacchetta magica del cielo", facendo parte delle 16 piante sacre adorate come divinità.
Nel Giappone la chiamavano "Isha Irasu", che significa "non ha bisogno di medico". Le tribù africane, durante le epidemie influenzali, si lavavano in infusi di Aloe per eliminare i virus. Persino nella Bibbia essa viene menzionata nel Vangelo di Giovanni 19,39.
La pianta: guaritore silenzioso della natura
L'Aloe Arborescens molto nota in Brasile con il nome di "babosa" (da baba: sostanza viscosa di certe piante), è una pianta che appartiene alla famiglia delle Liliacee, ed è così succulenta da assomigliare ad un cactus.

La pianta è conosciuta ed usata da secoli, a motivo delle sue proprietà medicinali legate alla bellezza, salute e cura della pelle e dei capelli.
Esistono circa 300 specie di Aloe già descritte, ma alcune sono più nutrienti ed efficaci di altre: l'Aloe Arborescens è la specie più benefica.

Aggiungo poi da qui che:  Furono peraltro due eventi emblematici dell'era moderna - la scoperta dei raggi X e lo scoppio delle prime bombe atomiche - a riportare in auge questo antichissimo medicamento. Come si sa le radiazioni provocate dai raggi X e quelle propagate a seguito dello scoppio di bombe atomiche provocano sui soggetti esposti gravissime ustioni è severi danni cutanei. In entrambi i casi furono sorprendenti i risultati ottenuti a seguito del trattamento con succo di Aloe Vera dei soggetti colpiti.

Storace (Liquidambar)



Dire che io ADORO lo Storace Nero è dir poco (per comodità lo chiamerò solo Storace), ha una profumazione meravigliosa che fa venir voglia di accenderlo da solo, senza altre aggiunte. E' diverso dalle resine tipo Olibano, Benzoino e Mirra, ha una consistenza tra la polvere e una specie di erbetta essiccata e compattata. In realtà sulle sue proprietà non si trova molto, io so solo che seve come purificante e per protezione, per deduzione se purifica e protegge può tornare utile anche per la meditazione! So inoltre che ve ne innamorerete, è quello che succede a chiunque lo annusi!
Nel mortaio è l'unico che unge tutto, di solito si impiastriccia sul fondo creando uno strato gommoso, quindi vi conviene fare attenzione quando volete mescolarlo perchè ha questa tendenza un pò...asociale, dovete andarvelo a cercare sul fondo e sbriciolarlo per benino.

Sull'Enciclopedia delle Erbe Magiche: lo Storace non c'è, almeno non sotto questo nome, si trova solo il/la Liquidambara (Liquidambar) di cui viene detto che i suoi baccelli venivano messi sugli altari durante i riti magici per proteggere dalle forze del male... la sua corteccia può essere sostituita con quella dello storace(??)
Su Wiki ho trovato solo questo: Liquidambar - genere delle Hamamelidaceae, con alcune specie di alberi alti da 8 a 25 m, originari dell'Asia minore e coltivati in Italia nelle località a clima mite come piante ornamentali.
Il nome significa ambra liquida e infatti da tale pianta, incidendo sgorga una resina.
Tratto da Talia: STORACE NERO: IL RARO E PREGIATO BALSAMO AROMATICO DELL’ASIA MINORE. Noto fin dall’antichità, lo Storace nero è il pregiato e famoso balsamo aromatico dell’Asia Minore; esso si ottiene dal Liquidambar Orientalis (Hamamelidacee), una pianta ad alto fusto che vegeta nelle impenetrabili foreste anatoliche del Marmaris. Ancor oggi la sua produzione è effettuata secondo la procedura originaria: energicamente percossa, la pianta in qualche settimana genera un denso siero patologico (lo storace resinoide, rinomata materia prima della profumeria). Questo viene successivamente asportato onde amalgamarlo con la corteccia del fusto (preventivamente triturata); il tutto rimane quindi sepolto per alcuni mesi. La “fortunata” macerazione che ne deriva dà origine al profumatissimo Storace nero. Da tempo immemorabile si usa sia bruciare questo balsamo insieme all’incenso, sia adoperarlo tal quale come efficace deodorante: comunque inebrierà l’ambiente con il suo orientale ed inconfondibile profumo dolce-ambrato.

Mirra



Inutile dire che la Mirra evoca immediatamente i Re Magi... Io la adoro, profuma di uva passa e ci assomiglia pure! ;)
Secondo l'Enciclopedia delle Piante Magiche:  Nell'Antico Egitto la MIRRA veniva bruciata a mezzogiorno in onore del dio Ra, e si fumava nei templi di Iside. Bruciare l'incenso di Mirra purifica l'aria perchè emana vibrazionidi pace. In genere poco usata da sola, dona maggiore efficacia agli incensi a cui viene aggiunta. Utilizzata per consacrare, benedire e purificare gli oggetti sacri. Assieme all'Olibano aiuta la meditazione e la concentrazione.

Tratto da Wiki: La mirra è una gommaresina aromatica, estratta da un albero o arbusto del genere Commiphora, della famiglia delle Burseracee. Esistono circa cinquanta specie di Commiphora, ripartite sulle rive del mar Rosso, in Senegal, in Madagascar e in India.
La specie più usata per la produzione della mirra è la Commiphora myrrha, un tempo nota come Myrrhis odorata (diffusa in Somalia, Etiopia, Sudan, penisola arabica): alla fine dell'estate l'arbusto si copre di fiori e sul tronco compaiono una serie di noduli, dai quali cola la mirra, in piccole gocce gialle, che vengono raccolte una volta seccate.  Una gomma simile, il balsamo della Mecca, è prodotta dalla Commiphora opobalsamum. Il termine viene dal latino murra o myrrha, quest'ultimo a sua volta derivato dal greco e deriva da una radice semitica mrr, con il significato di "amaro". La storia della mirra è parallela a quella dell'incenso: era già conosciuta nell'antico Egitto, dove costituiva uno dei componenti del kyphi ed era utilizzata nell'imbalsamazione.
Tratto da Promiseland.it:    Fu uno dei doni portati dai Re Magi al Bambin Gesù. Oggi la mirra viene impiegata soprattutto in profumeria ed è una delle piante officinali più diffuse per le sue riconosciute virtù terapeutiche.
Appartiene alla famiglia delle Burseracee, è originaria dell'Africa nord-orientale e dell'Arabia (Egitto), dove veniva impiegata per preparare unguenti e balsami, per profumare gli ambienti e anche per imbalsamare i defunti.    Ha proprietà astringenti sulle membrane e sulle mucose e svolge un’attività antimicrobica. Si impiega come antisettico delle mucose della gola e bocca. In preparazione di collutori e dentifrici, aiuta a proteggere dalle carie e a rinforzare il tessuto gengivale.
Per uso esterno viene utilizzata per far regredire le piccole ulcerazioni della bocca, della gola e della pelle. È infatti un ingrediente di molte creme per labbra screpolate, ferite e ulcere. Ha anche proprietà aromatiche, balsamiche e dermopurificanti.
Per uso interno la mirra eccita l'appetito, stimola la secrezione degli enzimi gastrici ed è un buon carminativo.
Ecco qualche utile ricetta a base di mirra.
Acqua profumata sgrassante
Procurati 60 grammi ciascuno di olibano (incenso) e mirra, aggiungi 10 grammi d’ambra grigia, riduci gli ingredienti in polvere, poi metti in un vaso di vetro, aggiungendovi mezzo litro di acqua di rose. Lascia in infusione per qualche tempo; poi distilla e conserva in un’ampolla di vetro ben tappata. L’acqua ottenuta, oltre al gradevole profumo, ha il potere di sgrassare l’epidermide, ravvivandone la tinta.
Collutorio per rinfrescare l'alito
Riempi per metà un bicchiere di vodka. Aggiungi una punta di cannella macinata, 3 chiodi di garofano, qualche goccia di olio essenziale di mirra e un anice stellato. Versa in un vasetto, tappa e lascia in infusione per 3 giorni, quindi elimina le erbe. Usane un cucchiaio in mezzo bicchiere d'acqua per sciacquarti la bocca. Non mandarlo giù! In alternativa puoi usare menta, arancio, finocchio o prezzemolo.
Bagno d’olio per nutrire le unghie
In 5 cucchiai d’olio extravergine d’oliva versa due gocce di olio essenziale di limone, due di incenso, due di benzoino e due di mirra. Metti la miscela in una vasetto dall’imboccatura larga e immergi le unghie per almeno cinque minuti. L’olio che resta sui polpastrelli va frizionato poi sulle mani.
E per quanto riguarda l'igiene del cavo orale, la mirra non ha davvero rivali…
Procurati nelle erboristerie e farmacie più fornite laTINTURA DI MIRRA… sfoggerai un sorriso invidiabile.

Benzoino


Nei miei incensi metto sempre come base di partenza Olibano, Benzoino, Mirra, Storace e quasi sempre Aloe. Andando quindi per ordine, eccovi il BENZOINO.

Secondo l'Enciclopedia delle Piante Magiche: lo troverete utile per =
Purificazione: Ottimo per purificare l'aria, rimuove le negatività.
Prosperità: Preparate un incenso con benzoino, cannella e basilico per attirare nuovi clienti.

Tratto da Wiki:    Benzoino, nome scientifico: Styrax benzoin Dryan:der o Stirax benzoides Craib della famiglia delle Styracacee. Pianta arborea o arbustiva, odorosa, delle Policarpali, con fiori a ombrella o capolino e frutto a drupa; da esso si estrae un olio odoroso usato in profumeria. Del benzoino si utilizza la resina, Benzoe F.U., che contiene benzoato di coniferile, leggermente tossico, che viene impiegato per la cura di dermatiti da contatto e la cura dello herpes simplex labiale. Le aree di produzione sono quelle Siam, Laos, Vietnam, Cambogia, e Thailandia. Dal benzoino viene estratta l'essenza principale con cui si produce l'orzata in Italia.
Tratto da LillaNatura:   Nome scientifico: Styrax benzoin Dryander o Stirax benzoides Craib et Hatwich o Styrax tonkinese o Benzoin officinale Hayne o Antostyrax tonkinese Pierre.
Famiglia: Styracacee

Nome comune: Storace, Belzoino, benzoino, belzuino, benzoe, asa odorata, incenso di Giava, gum benzoin, gum benjamin, siam benzoin, sumatra benzoin.
Del benzoino si utilizza la resina (Benzoe F.U.) che contiene benzoato di coniferile, acido benzoico, benzoato di cinnamile e vanillina. E' considerato leggermente tossico però viene normalmente impiegato per la cura di dermatiti da contatto. Viene anche utilizzato come aromatizzante, antiossidante, antiustione, antisettico disinfettante generale, balsamico respiratorio, espettorante fluidificante del catarro mucolitico, astringente ed antidiarroico, depigmentante, antidermopatico (sia per uso interno che esterno) e antisettico delle vie respiratorie. Trova applicazione nella cura dello herpes simplex 1 labiale, nelle bronchiti o nelle affezioni bronchiali, nelle affezioni cutanee o dermatosi, nelle ragadi al seno, nei geloni, nelle ustioni e nelle scottature, nelle efelidi o lentigini e nelle macchie della pelle. Le aree di produzione più conosciute della resina sono quelle del Siam, del Laos, Vietnam, della Cambogia, Cina, Tailandia di Sumatra e di Giava.

E’ la goccia resinosa di un arbusto originario del Sud-Est asiatico: lo “Styrax Benzoin”. Ne esistono due qualità diverse: -Benzoino del Siam: è la varietà più preziosa; di colore giallastro con sfumature più ambrate e odore finissimo. -Benzoino di Sumatra: più grigiastro e dall'aspetto zuccheroso è considerato di minor valore rispetto al precedente ed il suo aroma, infatti, è meno pungente e penetrante.
L'albero provvidenziale. Lo styrax benzoino può raggiungere i 30 metri di altezza ed è rivestito di una corteccia grigia di color vinoso. Secondo una leggenda indonesiana, sarebbe nato da una giovane donna, trasformata in albero per aiutare la sua famiglia nella più grande miseria, permettendole di arricchirsi grazie a ripetuti salassi. Tramite una mannaia detta anche "parang", i Batak Toba e i Dairi, a partire dal mese di maggio e fino ad agosto, praticano piccole ma profonde incisioni nella corteccia della pianta. L’albero, che non possiede nessun sistema proprio di secrezione e che solitamente non produce resina, a causa di queste incisioni, per il trauma vissuto, produce un liquido di colore giallastro scuro : il benzoino. Solo quando questo sarà ben indurito, si potrà procedere alla raccolta del benzoino tramite appositi strumenti.
In questo modo la produzione di resina resta costante per svariati anni : con un’accurata manutenzione dell’albero si possono ottenere fino a tre chili di benzoino, ad ogni raccolta, vale a dire ogni tre mesi. Inciso sin dall’età di sette anni, lo styrax benzoino produrrà ancora per moltissimo tempo, fino ad esaurimento totale.
Una condizionatura tutta tradizionale: La resina è innanzitutto essiccata nei granai dei coltivatori, poi è venduta ai commercianti dei paesi più importanti della regione. La si trova sotto forma di « lacrime », disposta in mucchi distinti, secondo dimensioni e qualità, nei mercati di Singgabur, Dolok Sanggul o Tarutung. In seguito, il benzoino è spremuto in fabbriche specializzate e poi, sotto forma di pane voluminoso, avvolto in stuoie chiamate "tambang", è esportato nel mondo intero da rappresentanti e grossisti, via Batavia o Singapore.
Dai guaritori batak ai profumieri di oggi Ancor oggi: i guaritori batak bruciano il benzoino per allontanare gli spiriti maligni ed entrare in uno stato di “transe” per curare meglio i malati. Il enzoino di Sumatra serve anche a confezionare le famose sigarette javanesi ed alcuni incensi.. I notri profumieri conoscono bene quest’odore caldo, soave e leggermente vanigliato che, secondo Baudelaire, "canta il trasporto dello spirito e dei sensi". Ritrovatelo nella celebre Eau d'ange, molto ricercata nel Rinascimento e resuscitata di recente da Dominique Ropion, o nel A la nuit di Serge Lutens, Opium di Yves Saint Laurent e Casran di Chopard. Il benzoino è inoltre utilizzato in farmacia per le sue virtù antisettiche, espettoranti, lassative, diuretiche e cicatrizzanti.


Yebahar (Boswellia Frereana)



Aroma dolce, intenso, balsamico. Diverso dalle altre resine poichè consta di pezzettini di corteccia.

Tratto da SpazioSacro.it = "Yebahar: E' associata a parti di corteccia della pianta stessa, si narra che fosse la resina utilizzata da Sherazad nelle “Mille e una notte”. "
Su facebook sulla pagina INCENSI, ESSENZE E PROFUMI = "Varietà Yebahar (Boswellia Frereana): Resina prodotta nei bassopiani a sud-est dell’Etiopia, ai confini con la Somalia, ad un’altitudine che va dai 200 ai 1000 metri s.l.m., per mezzo di... incisioni sul tronco della B.frereana. La particolarità di questa pianta consiste nel crescere anche su pareti rocciose verticali. Tradizionalmente viene utilizzato come espettorante e come gomma da masticare.
Fragranza: dolce, speziato"

Luban

In giro per mercatini ho trovato 3 specialità di resine di incenso che non conoscevo... e il profumo mi piace tantissimo, per cui le ho comprate e ora faccio la mia ricerchina in merito e ve la trascrivo come sempre!
 

luban, bukhoor, incenso= "Luban yemenita originale che può essere masticato o bruciato. Disponibile dalle parti differenti del paese"...
OnLine lo trovate facilmente ma non ho idea dei prezzi, personalmente resine e erbette non le ho mai comprate sul web.
Questo è quello che ho trovato sul Nuovo Dizionario di Merceologia e Chimica Applicata (online) :
"La maggior parte dell'incenso che arriva in Europa proviene dalla Somalia (ove è detto Luban Badwi o Luban Shereri)... di là viene esportato poi a ... Gibuti e Bombay, e perciò si indica talora impropriamente in commercio col nome di incenso indiano..."
Dal sito Il Tempio di Febo: "In India e' chiamato Salai Guggul in Arabia Luban o Liban, che significa succo lattiginoso, ma la sua definizione piu' affascinante a mio avviso e' quella datagli dagli Assiri piu' di 3000 anni prima dell'avvento di Cristo: Il Profumo degli Dei."
Dal sito ERBEOFFICINALI.ORG  nella scheda dell'incenso in generale = "NOMI POPOLARI E INTERNAZIONALI = Olibano, Gugulu, Frankincense, Bible incense, African elemi, Indian olibanum, Encens, Weihrauch, Kundrikam, Kungli, Luban, morada, Salai, Saler"
CURIOSITA' = Da Wikipedia ... "Il nome della benzina si può far risalire a due diverse fonti, entrambe sostenute da molti aspetti: la prima lo vorrebbe derivato dal nome dell'ingegnere tedesco Carl Benz, il celebre inventore dell'omonimo triciclio precursore dell'automobile; l'ipotesi è accreditata dal fatto che, in questo modo, benzina significherebbe sostanza di Benz, il che è più che plausibile. La seconda fonte, invece, fa risalire il termine al nome dell'incenso di Giava, il luban giawi, unguento aromatico di origine vegetale scoperto nel XV secolo da Ibn Battuta.
Tale sostanza venne a lungo esportata verso l'Europa, e lì gli spagnoli e gli italiani che la adoperavano le diedero rispettivamente i nomi di benjuì e benzoi, storpiature del vocabolo iniziale d'origine indonesiana; il nome preferito fu però benzoino, una voce che ebbe la meglio su tutte le altre e dalla quale deriva pure il nome della pianta da cui si estraeva l'unguento, la Styrax benzoin." Quindi troviamo similitudini anche con il benzoino... altra resina

TRatto da ErboristeriaDottCassani =
FAMIGLIA: Burseraceae    SINONIMI: olibano, gomma "thus".   ORIGINE: Yemen, Somalia
L'INCENSO è una gommoresina oleosa che si forma nei canali resinosi del tronco di varie specie di Boswellia, piante balsamiche della famiglia delle burseracee.
E' raccolta praticando incisioni sulla corteccia da cui fuoriesce un liquido bianco lattiginoso che si solidifica assumendo l'aspetto di lacrime dense color ambra o marroncino-aranciato, grandi quanto un pisello o una noce.
Dall'arabo luban o al luban, che significa " bianco ", veniva chiamato Olibanum. Fu importato dall'Egitto cinquemila anni or sono. Era una delle sostanze aromatiche più' pregiate dell'antichità', che fece la ricchezza dell'Arabia Felix ( Yemen ).
Valutato alla stregua dell'oro e delle pietre preziose, fu offerto in dono a Gesù' dai Re Magi, insieme a mirra ed argento. Il suo valore era tale che influenzava l'economia degli stati e spesso era la causa di dissidi politici.
I suoi trasparenti chicchi resinosi, dal color dall'alabastro al marroncino chiaro, bruciati sin dai tempi più'remoti nei riti di fumigazione, divennero il simbolo dell'offerta in tutte le forme di culto religioso.
Anticamente, pero', si designavano col termine di
" incenso " tutte le materie odorifere preparate con vari tipi di sostanze resinose, destinate ad essere bruciate in tutte le forme di culto, come, per citarne alcune, mirra, bdellio, benzoino, galbano o storace.
I francesi lo chiamavano encens; la parola inglese Frankincense deriva dall'antico francese franc encens, dove " franc " sta' per " sopraffino "; tale denominazione distingueva anche l'incenso vero e proprio dalle altre resine combustibili.
Modernamente la scoperta dell'albero dell'incenso si deve al botanico danese Forsskahl, che raggiunse questa pianta dopo un avventuroso viaggio nel quale perse la vita ( 1763 ).
L'INCENSO nell'Antica medicina veniva utilizzato per: fumigazioni, masticazione, unzioni, polvere, vino impacchi, unguento, impiastri.
PROPRIETA':
antinfiammatorio
antisettico
astringente
carminativo
cicatrizzante
emmenagogo
espettorante
sedativo
tonico
vulnerario
 DIFFUSIONE GEOGRAFICA
La prima descrizione dell'albero dell'incenso ci viene fornita da Teofrasto, padre della botanica e primo a classificare le piante per categorie. Le descrizioni successive, tuttavia, non sono sempre corrispondenti con la sua, in quanto esistono vari tipi di Boswellia, le cui principali caratteristiche differiscono secondo l'habitat e producono una resina di diversa qualità' e pregio. Cosi', la resina d'incenso più' pregiata è quella di montagna, la qualità' media proviene dagli alberi di collina e quella inferiore dalle boscaglie lungo le zone costiere.
Attualmente lo si trova ancora in Etiopia, nei climi torridi e aridissimi del deserto della Somalia, e del sud dell'Arabia. Oggi, pero', la gomma proviene anche dalla Cina e dall'Arabia meridionale, benché' venga poi distillata in Europa e, in misura minore in India.
Nove sono le diverse specie di Boswellia, 5 sono originarie dell'Arabia, 2 dell'Africa tropicale, 1 dell'Africa occidentale e 1delle aride regioni collinose dell'India. La Boswellia Carteri è quella che produce l'incenso di qualità' più' pregiata, mentre la B. thurifera, nativa dell'India produce un incenso di qualità meno fragrante, a volte usato come agente adulterante.
L'INCENSO NELLE ANTICHE CIVILTA''.
EGITTO: fra tutte le sostanze aromatiche dell'antichità' tocco' all'incenso la palma delle offerte. Ogni anno enormi quantità' di tale resina venivano offerte al dio Amon-Ra, cosi' come l'oro, l'argento, le pietre preziose o i tessuti. Si arrivo' a portarne alcuni alberi a Tebe per trapiantarli nel cortile del palazzo di Amon-Ra. Annessa a tale tempio esisteva addirittura una " casa dell'incenso " costruita per custodire le enormi ricchezze destinate ad andare in fumo ogni anno.
GIUDEA: gli ebrei appresero l'uso dell'incenso durante il loro soggiorno sul mar Rosso e lo introdussero immediatamente nel loro rituale religioso. I grandi sacerdoti custodivano personalmente un'apposita stanza del tempio di Gerusalemme riservata esclusivamente alla custodia dell'incenso, considerando un sacrilegio abitarvi od occuparla. L'antico testamento è pieno di citazionisull'incenso.
Il cristianesimo, pero', rifiuto' all'inizio queste forme di fumigazioni per differenziarsi ed affrancarsi dalle abitudini del paganesimo che ne aveva fatto invece larghissimo uso, e solamente nel IV secolo inizio' a introdurlo, dapprima in Oriente per poi estenderlo nel IX secolo a tutte le cerimonie sacre.
ARABIA: Plinio racconta come i Sabei, su cui regno' la regina di Saba, fossero i soli a conoscere l'albero dell'incenso e di come solo 3000 famiglie avessero, per diritto ereditario, il privilegio di occuparsene. Ci racconta anche della raccolta e delle diverse qualità' ( la migliore è quelle raccolta tra estate ed autunno )
ROMA: nessuno mai raggiunse il suo primato nel consumo sfrenato dell'incenso. Pare che Nerone in occasione dei funerali della moglie Poppea, abbia bruciato in un sol giorno una tale quantità ' di incenso da superare di gran lunga l'intera produzione di resina di un paese in un anno. A Roma gli fu' addirittura dedicata una via per il gran numero di negozi che vi si affacciavano, destinati alla vendita di tale prodotto.
L'INCENSO NELL'ANTICA MEDICINA
Da un manoscritto francese di carattere medico del XIII secolo " L'olibano è caldo e asciutto al secondo grado; ha il potere di rinfrancare e fortificare, di coagulare e di legare "
Nell' Herbal di Bankes, invece, è cosi' menzionato: " ... caldo e asciutto al terzo grado ...per il suo gusto dolce ha il potere di rianimare, di chiudere e di stringere.
Anticamente veniva utilizzato per il suo forte potere antisettico in occasione di grandi assembramenti per dei festeggiamenti e delle manifestazioni di carattere sacro, assolvendo cosi' un duplice scopo: purificare l'aria , prevenendo il diffondersi di contagi, e la funzione di allontanare gli spiriti maligni.

Veniva applicato sulle mammelle, in impiastri con l'aceto, oppure mescolato al vino bianco ed all'uovo ( sempre in impiastri ) lo si applicava sulle tempie per il " mal di denti da eccesso di umori provenienti dalla testa "
( Bankes ). Era masticato contro le epistassi; inghiottito, in pillole, contro la cattiva digestione e le eruttazioni acide.
CELSO nel suo De Medicina e Discoride nella Materia medica ne prescrivono l'uso in numerose ricette. Ulcere, ascessi, ferite, paralisi, emorragie ed emorroidi erano curate con l'incenso.
Avicenna, il medico persiano, lo raccomandava per tumori, febbri, ulcerazioni e dissenteria.
In Cina era usato per la lebbra. In India lo si usava mescolato con l'olio di cocco per trattare le malattie reumatiche e di origine nervosa, le affezioni urinarie e le malattie della pelle. Grani di incenso venivano anticamente masticati per curare afte e stomatiti.
 Da sempre viene utilizzato nei paesi arabi tra gli ingredienti del kohl, una sostanza scura utilizzata per tingersi gli occhi, contribuendo cosi' a prevenire il contagio e la propagazione delle malattie oculari.
L'OLIO ESSENZIALE
 Come per tutte le resine per l'estrazione bisogna utilizzare dei solventi (alcol o toluene ) per separare gli oli essenziali dalle parti pesanti, recuperando l'essenza successivamente per distillazione sotto vuoto. In questo modo si corre però il rischio che rimangano tracce di solvente nell'olio. Forse per questo, in molti libri, viene citato come metodo di estrazione quello della distillazione a vapore a partire dalla gommoresina oleosa selezionata. In tal modo si ottiene anche una assoluta, impiegata soprattutto come fissativo.
L'olio essenziale ha colorazione dal giallo pallido ad un giallo ambrato più' intenso, ed un profumo penetrante ed acre, leggermente canforato, con una fresca nota di testa terpenica ed una gradevole nota di fondo forte, calda, balsamico-dolce.
Si armonizza bene in miscela con canfora, basilico, pepe, cannella ed altre spezie. Ha Inoltre la proprietà' di attenuare la dolcezza delle miscele agrumate, con risultati intriganti.
COSTITUENTI PRINCIPALI:
Monoterpeni fino al 50% ed alcoli fino al 12% (entrambi ad azione stimolante), nonché' esteri (rilassanti) fino ad un 10%.
Prevalentemente ritroviamo idrocarburi monoterpenici (stimolanti e rafforzanti generali, antisettici per l'aria, tipici di parecchie conifere, alcune ombrellifere e certi agrumi), soprattutto pinene, dipentene, limonene (che riduce l'effetto irritante sulla pelle tipico dei terpeni), tuiene, felandronene, cimene, mircene, terpinene; inoltre acetato ottilico, ottanolo, incensolo ed altri.
Contiene anche olibanolo, terpeni e varie altre sostanze resinose.
USO IN AROMATERAPIA
L'essenza di olibano è certamente un olio Yang, pero' non brucia la lingua come il benzoino e non è amara come la mirra. E' più' dolce e più' leggera sia dell'uno che dell'altra, ed è più' cefalico, con predilezione per la sfera emozionale.
Dopo il XVIII secolo non si e' più' scritto molto sulle virtù' terapeutiche dell'incenso. Sebbene gli antichi lo usassero per numerosi scopi, ha perduto terreno. Possiede numerose analogie con la mirra con cui condivide numerose proprietà'.
Come la maggior parte delle essenze resinose, l'incenso ha forti proprietà antimicrobiche, eccellenti per le vie respiratorie. Antisettico per le infezioni dei polmoni, espettorante per la tosse bronchiale e il catarro, specie nelle bronchiti croniche ed in tutte le forme di affezioni catarrali, ha un effetto sedativo sulla tosse in genere, ed è utile negli attacchi d'asma, poiché'  rallenta e calma l'accelerazione del respiro, rendendolo più' profondo. In questi casi il miglior risultato lo si ottiene con una frizione sul petto, zona di maggior oppressione, fino a riscaldare l'area interessata per liberare le vie respiratorie. Inalato o preso per bocca, considerando l'azione anticatarrale, è utile in presenza di tutte le secrezioni di muco prodotte dall'organismo: dalla testa, dai bronchi, dallo stomaco, dall'intestino.
Oltre che per l'apparato respiratorio ha particolare affinità per il tratto urogenitale, per cui anticamente godeva di larga applicazione; è utilizzabile nei casi di dismenorrea, leucorrea, metrorragie e cistite. In considerazione delle sue proprietà astringenti ed antiemorragiche, giova per risolvere questo tipo d'affezioni e potra' essere applicato in compressa sull'apparato genitale, in caso di mestruazioni troppo abbondanti, in alternanza o in associazione all'olio essenziale di cipresso, che vanta le medesime proprietà'.
Gli Egiziani non lo usavano nei processi d'imbalsamazione, ma come i Romani, lo impiegavano come ingrediente in tutte le maschere facciali. Ovidio in Medicamenta faciei,   un libro sulla cura della pelle, cita l'incenso quale eccellente rimedio per scopi di toeletta. Rallenta il processo di formazione delle rughe, combatte la disidratazione, agisce da tonico e ha un'azione preventiva sulle imperfezioni cutanee che si manifestano durante il processo d'invecchiamento.  Recenti studi hanno, infatti, dimostrato che certi oli essenziali come lavanda, neroli, mirra, e lo stesso incenso possono effettivamente stimolare la granulazione cellulare, (che è la prima fase della guarigione di una lesione); pertanto lo su può considerare utile anche in caso di ferite, e può' venire utilizzato anche in alcune composizioni per le cicatrici.
Come il benzoino, rinfranca, riscalda, e calma la psiche, ed in particolare la sfera affettiva; questo spiega prece' venisse adoperato per allontanare gli spiriti maligni, che possiamo identificare con le idee ossessive, la paura e l'ansia.
La fumigazione e l'inalazione esercitano, infatti, un effetto distensivo ed equilibrante sulla sfera emotiva, specie nei casi d'ansia e paura. Può aiutare nei disturbi legati allo stress, come ansia e tensione nervosa. Viene utilizzato anche, in forma sperimentale, come coadiuvante a terapie antidepressive.
------------------------------------------------------------------------------
La mia conclusione è quindi che sia solo una normalissima precisazione del luogo di provenienza o anche solo un altro nome,  ma che tutto sommato sia il più comune Olibano... nulla di più, nulla di meno, anche se devo ammettere che quello che ho comprato io è più scuro dell'olibano che compro normalmente, il quale ha un colorito più giallognolo.

Borena (Boswellia Neglecta)

Ecco l'altra resina che mi è piaciuta molto, ha una fragranza fresca e mi ha attratta subito, ha un colorito molto scuro.

Secondo il sito La Via dell'Incenso = "La Boswellia neglecta, che dà origine all’incenso chiamato comunemente borena, è una pianta che può arrivare fino ad un’altezza di 6 metri, e cresce nelle regioni a sud dell’Etiopia: Bale, Gamo Gofa, Hararghe e Sidamo, dove è chiamato Dakara, in lingua oromo. La resina che produce, d’ottima qualità, può essere nera o bianca, ed è prodotta per essudazione spontanea dalle ferite della pianta. Fragranza: fresco e legnoso."

Olibano



   La prima tra le resine da imparare a conoscere quando si parla di incenso è l'OLIBANO.
Si avete letto bene, la prima, perchè non è l'unica, e non parlo solo delle sue varietà ma di altre resine utilizzate da sempre.
  
Impostando la ricerca "OLIBANO" su Wikipedia sarete immediatamente reindirizzati a FRANCHINCENSO ed eccovene spiegato qui di seguito il motivo:
  Il franchincenso è una resina aromatica ricavata dalla Boswellia thurifera o B. sacra. Viene utilizzata nell'incenso. Il franchincenso (il cui nome fa riferimento alla sua preminenza come "vero" o "franco" incenso) è noto impropriamente anche come olibano, termine che deriva dall'arabo al-lubán ("il latte"), un riferimento alla sostanza lattiginosa estratta dall'albero, ma in realtà l'olibano si estrae dalla Boswellia serrata e presenta il caratteristico profumo agrumato.
Il franchincenso veniva usato lautamente nei riti religiosi. Nel Vangelo secondo Matteo 2:11, oro, (franch)incenso e mirra erano i tre doni offerti a Gesù dai Re Magi provenienti da oriente. Lo sviluppo della cristianità depresse il mercato del franchincenso durante il IV secolo, la  desertificazione rese più difficile la percorrenza delle rotte carovaniere che passavano attraverso il deserto del Rub' al-Khali, in Arabia, e le crescenti incursioni dei nomadi Parti nel Vicino Oriente fecero sì che il commercio del franchincenso si riducesse ai minimi termini dopo il 300. Si narra che l'imperatore romano Nerone abbia bruciato un quantitativo di franchincenso pari al fabbisogno di un anno della città di Roma, in occasione dei funerale della moglie Poppea. La città perduta di Ubar (Wabar), talvolta identificata con Iram delle Colonne (Iram Dhat al-‘Imad), nell'odierno Oman, si ritiene sia stata un centro del commercio del franchincenso lungo la recentemente riscoperta "via dell'incenso".
Io qui continuerò a chiamarlo OLIBANO, tanto più che è il nome utilizzato da tutti. E' la base di partenza per ogni miscela o intruglio vi venga voglia di fare, è l'incenso per antonomasia!

Dall'erbario del sito CERVOBIANCO: "Etimologia: dal latino incensum: 'bruciare' poichè si bruciava per le fumigazioni rituali. Olibano: dall’arabo al-luban significa 'bianco'.
Anticamente venivano denominate ‘incenso’ in senso lato tutte le sostanze resinose balsamiche bruciate nei rituali: incenso, mirra, benzoino, balsamo di Giudea, galbano, storace, ma l'incenso è uno di quelli più antichi: veniva usato già dagli antichi Egizi, da cui gli ebrei e poi i cristiani tramandarono l'uso. Era conosciuto anche nei culti misterici dell'Antica Roma."


Dal sito ERBEOFFICINALI.ORG  nella scheda dell'incenso in generale = "NOMI POPOLARI E INTERNAZIONALI = Olibano, Gugulu, Frankincense, Bible incense, African elemi, Indian olibanum, Encens, Weihrauch, Kundrikam, Kungli, Luban, morada, Salai, Saler"

Cos'è l'Incenso?

Visto che ci avviciniamo a questo strano ed antico sconosciuto, conviene saperne un pochino in più su di lui... è una resina d'albero, nulla di più nulla di meno e le sue caratteristiche variano a seconda della varietà d'albero da cui la resina viene estratta.
A seconda delle varietà cambia nome, esiste l'Olibano, il Luban, la Borena, lo Yebahar, l'Ogaden e non so quanti o quali altri ancora... ma il bello è imparare quindi la nostra curiosità avrà sempre qualcosa di cui cibarsi! ;)

Tratto da Wikipedia:
Incenso è il nome genericamente attribuito alle oleoresine secrete da diverse piante arbustive che crescono nelle regioni meridionali della Penisola Arabica e delle antistanti coste dell'Africa orientale, la più importante delle quali è la Boswellia sacra.
Tali resine, una volta raccolte e cristallizzate, sono in grado di liberare nell'aria un forte e penetrante profumo al momento della loro combustione.
Fin dall'antichità, la forte domanda delle varie tipologie d'incenso e la loro elevata utilità marginale determinarono il sorgere di un importantissimo circuito commerciale in grado di determinare la nascita e il declino di numerose culture umane. L'incenso, nelle sue numerose varianti, è stato infatti usato tanto a scopi medicinali quanto a fini devozionali, sia nell'area del bacino del Mar Mediterraneo, sia nelle regioni delle terre basse mesopotamiche, sia dell'altopiano iranico. ... ... ...
L'uso liturgico dell'incenso è attestato fin dalle epoche più antiche nel convincimento che agli dèi potessero essere graditi gli aromi degli olocausti prodotti dalle carni delle vittime sacrificali ma anche di prodotti vegetali. Ancor oggi numerose religioni usano acquistare stabilmente questo prodotto per glorificare simbolicamente la divinità, mentre nei paesi arabi l'incenso conserva un ben preciso posto nella farmacopea popolare (ad esempio come espettorante).
Nel Vangelo secondo Matteo fu uno dei doni portati dai Re Magi al Bambino Gesù. Secondo la tradizione simboleggia la divinità di Cristo.

Come fare incensi "fai da te"

Ho deciso di fare da me gli incensi da quando  mi è stato spiegato che il materiale che rende autocomburenti i tipici bastoncini, e conetti vari, li rende anche cancerogeni... non ho approfondito chimicamente la cosa ma nel dubbio mi son chiesta "perchè non usare le materie prime allo stato puro?", ma non avevo idea di come fare, quindi ho gironzolato nel web in cerca di info, in vano, fino a quando un giorno mi sono iscritta sul sito MADRE DEA e curiosandoci dentro ho trovato la sezione dedicata agli incensi... non avete idea della felicità! Così ora che ho imparato un pò, ho deciso di rendere ancora più fruibili nel web le informazioni su come poter fare a mano i propri incensi.
Bastano pochissimi "attrezzi del mestiere":
  1. un mortaio (o pestello come dir si voglia) in legno o in marmo
  2. erbe
  3. incensi per la base (olibano, benzoino, mirra, storace...)
  4. acqua distillata
  5. un tagliere in plastica
  6. ciotolina in vetro(o altro materiale non poroso)
  7. carboncini
  8. un contenitore in ghisa in cui far bruciare il carboncino e l'incenso (vedi foto sotto), [altrimenti la mia amica ArcHantAlarch mi ha dato una bella dritta e ve la copio così come l'ha scritta: se non si trova il contenitore in ghisa, si può usare un ciotolone di ceramica riempito in buona parte di sabbia: la sabbia è un isolante potentissimo e facendo da "letto" ai carboncini evita che il contenitore si rompa; altro vantaggio che puoi tranquillamente toccare la ciotola, mentre quelli in metallo diventano caldi.  ...In mancanza di sabbia si può anche usare il sale...]
Questo è quello che ho trovato io, fa un pò streghetta, ma è carino, gli altri facevano troppo chiesa... e chi mi conosce lo sa... sono più streghetta che chiesaiola!


Ed eccovi anche una foto dei carboncini... appena mi sono avvicinata a questo interesse, erano una parola senza un corrispettivo reale a livello di immagine, non sapevo dove comprarli nè cosa dovessi chiedere nei negozi con precisione, visto che non li avevo mai visti, nè sentiti nominare... erano uno strano arcano!



BENE ED ORA PASSIAMO ALLA MODALITA' , COME SI FANNO?
Mettere incensi ed erbe scelti, nel mortaio e sbriciolarli per benino fino ad ottenere una polvere quanto più sottile possibile, dopo di chè travasare il tutto nella ciotolina e aggiungerci poche gocce di acqua distillata in modo da creare un fanghetto poco liquido, se ne mettete troppa non riuscirete a dargli una forma. Impastate bene e premendo l'impasto tra le dita dategli una forma, quella che vi riesce meglio, che ne so una piramidina, una schiacciatina, un cubetto, una polpettina... io personalmente preferisco che la base sia piatta e l'altezza poca, in modo che aderisca al meglio sul carboncino! Lasciate tutto ad asciugare sul tagliere. Il tagliere potrà tornarvi utile anche se vi vorrete divertire ad usarlo come base o per schiacciarci sopra l'impasto da dividere in pezzettini...